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Erotici Racconti

L’occasione è sopraggiunta

By 22 Ottobre 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Io avevo sentito Gaia poche volte, qualche frase scritta rubata in fretta alle attenzioni delle abitudini in quelle giornate di scarso lavoro, dal momento che potevo solamente immaginare tutto di lei, ma non sapevo nulla. La fantasia doveva riempire e infine completare ogni lacuna, ogni mancanza senza una guida, tracce così deboli d’affliggere scoraggiando in ugual modo il più accanito e caparbio sognatore. Avete per caso mai assegnato e stabilito un volto a un nome, femmina o maschio che sia? Fateci attenzione, giacché non è mai lo stesso.

Il più delle volte, infatti, esso prende forma dalle parole, costruisce, fonde e piglia la sua fisionomia in maniera aggrovigliata e confusa, perché è come un’ombra che riceve impreviste pennellate di luce, appare e scompare, per il fatto che sono dettagli particolari, per di più vari e sfumati. Un viso tondo, i capelli lunghi e mossi, gli occhi scuri e penetranti, le ciglia che si dibattono, una bocca sottile portata e retta con una rodata e smaliziata disinvoltura da un corpo asciutto e flessuoso. Io decisi che era così, probabilmente era in tal modo, giacché a quel punto m’imposi di non parlare del nostro aspetto, visto che non ci saremmo sentiti nemmeno telefonicamente, in quanto doveva essere esclusivamente un appuntamento affidato alla casualità.

Il giorno dell’incontro, un venerdì di dicembre alle tre del pomeriggio, dato che non faceva insolitamente ancora molto freddo considerato il periodo di fine anno. L’orario e la giornata non era proprio da buio, ma questo per il momento avevamo scelto: Ravenna, alle ore quindici in Piazza del Popolo: io potevo fissarle un appuntamento altrove, o meglio ancora al Caffè Corte Cavour, però non lo feci. Il luogo pattuito era la piazza, tutta la piazza, l’unico indizio doveva essere quel segno caratteristico e colorito, un piccolo fiocco viola appuntato sulle nostre giacche per la precisione, al resto doveva pensarci unicamente il caso.

Io cominciai a passeggiare osservando tutte le donne che potevano avere la sua età, trent’anni all’incirca. Ti vidi puntualmente dopo venti minuti con un cappotto scuro, gli stivali neri e i capelli biondi. Il tuo sguardo era proiettato altrove, i passi lenti di chi indaga e ricerca. Il viso irrigidito cambiò rapidamente espressione quando passando subito sul fiocco viola si fermò sul mio viso: adesso tu sorridevi. Il nostro era il tempo d’un caffè, un preliminare, quel preparativo per capire se la nostra pelle era compatibile e conciliabile, se le parole  d’immaginabili amplessi ipotetici che c’eravamo per lungo tempo svelato, potessero trovare una loro istintiva e naturale esistenza. Io camminavo al tuo fianco ascoltando le tue parole, apprezzando il tuo profumo mentre ci avvicinavamo poco a poco al Caffè.

Adesso tu eri lì, seduta davanti a me, tenuto conto che il vestito aperto non nascondeva il seno, al contrario, visto che una profonda spaccatura lasciava poco spazio all’immaginazione, e lì, in rilievo, due capezzoli che a stento sottintendevano l’eccitazione che entrambi stavamo intimamente provando. Il nostro tempo sarebbe ben presto arrivato, per oggi le lancette dell’orologio non ci avrebbero concesso nient’altro.

‘Va’ nel bagno, là in fondo a destra, io ti seguirò’.

Poche parole senza replica e un breve sguardo d’intesa ci portarono velocemente nel retro del locale. Tu sei ancora di spalle quando io chiudo la porta, tu avverti le mie mani scorrere lungo le braccia e afferrare le tue. Le mani accarezzano, decifrano, parlano e stringono, mentre sento la tua schiena sciogliersi contro il mio petto, il mio sesso consistente ed eccitato spinge, dato che tu lo percepisci deciso ed energico fra le tue gambe.

Al momento io riesco ad avvertire il tuo odore, non è più profumo, ma è l’intensa eccitazione che sale, che s’introduce lungo il vestito, attraversa i seni fino a esplodere in tutta la sua completa profondità. Io assaporo il tuo collo, la tua pelle, tu senti le mie labbra avvolgerti e morderti per poi lasciarti e ancora affondare morbide sulla nuca. Io ascolto e accolgo il tuo respiro, il sapore della carne, in quell’occasione ti stringo ancora una volta mentre lasciandoti con visibile stento sussurro: 

‘Stanotte però, prendila fra le mani pensando a me, stringila e non farle mancare nulla, perché domani io sarò qui e soltanto allora sarò tuo’.

{Idraulico anno 1999} 

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