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Erotici Racconti

Malata d’amore

By 15 Ottobre 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Quel giorno ero piuttosto affaccendata, eppure d’improvviso mi colpì il suo sguardo e il suo avanzare così insolito, alquanto inedito, minuzioso e particolare. I suoi jeans così improbabili, pieni di toppe di seta indiana adornati con le perle e con quegli strappi sulle gambe come nello stile degli inizi degli anni ottanta, dove tutto era innovativo e lasciava alle spalle le superate e vecchie mode. In quella circostanza mi colpirono in maniera tangibile le sue mani tatuate sul dorso con quei disegni dalle fattezze orientali, a tratti rotondeggianti con i punti e con le lettere nascoste fra quei segni di controverso e di dubbio significato, io d’altronde la squadravo con sufficienza, sennonché ero rimasta enormemente incuriosita.

Lei era danese, aveva gli occhi di ghiaccio e un sorriso che t’impacchettava rapidamente annientandoti, così da non poter nascondere con le mani la tua immensa trepidazione nello squadrarlo. Nella perenne immobilità delle mie intime riflessioni, nell’affannosa e frenetica ricerca degli smisurati perché della mia esistenza, per il fatto che ero ben consapevole che quella donna stava per insinuarsi nella mia vita, così come s’intrufola un virus nell’organismo con i pericoli e i rischi che peraltro non conoscevo. Loro due erano sedute sopra un divano di colore verde, seminascoste da una tenda scura, giacché mettevano a disposizione del mio sguardo atteggiamenti d’indubbia espressività, intanto che erano scortate da una melodia che fendeva il buonsenso nel mezzo.

Lei le stava addosso con morbosità, con lampante avidità, giacché la toccava con le mai e la baciava dappertutto, la rincorreva, la braccava, eppure guardava me. Era alquanto disagevole e persino imbarazzante quel loro amoreggiare libero e senz’indulgenza, per il fatto che erano travolte da una passione senza limiti nella quale esistevano solamente loro, intorno a loro in realtà nessuno tranne me. Nella luce della sera, con quei giochi d’ombre chiaro-scure, miste a dei riverberi che schiarivano all’improvviso l’ambiente, consentivano di esaminare con trasparenza e con semplicità ogni manifestazione di quell’ardore tanto offerto, presentato e sbandierato con accurata fermezza quasi cercando di lodarlo, vantandolo con una sensualità forte, irriverente e prestante che non dava scampo e che attraeva smisuratamente.

Quella donna dagli occhi trasparenti non mi toglieva però lo sguardo di dosso, ansimante e stordita qual era quasi al culmine d’un piacere che però doveva rimanere a metà. Io m’alzo, mi guardo attorno e decido di andarmene, adesso o mai più, perché il gioco doveva finire e subito, perché io marionetta e lampante zimbello per una bellezza da mille e una notte, che avrebbe lasciato soltanto un ricordo d’una sera insolitamente bizzarra, ebbene sì, tu angelo dai riflessi biondi e pallidi, no, non m’avrai nonostante tutto. Io mi chiedevo che cosa volesse significare quella dannazione e quel tormento che provavo dentro me, quell’inadeguatezza e quell’incapacità di dare un senso al fatto che non riuscivo a muovermi. Perché io ero coinvolta a tal punto da non riuscire ad appagare la mia coerenza di donna attenta e consapevole? Nel frattempo mi giro, giacché un gemito di piacere m’investe d’improvviso, perché mi giunge direttamente in faccia mentre lo sguardo di lei è all’ennesima potenza.

Io in quest’occasione sono incapace di controbattere, resto lì inchiodata, chiaramente paralizzata non riuscendo a prendere alcuna decisione, dal momento che rimango là ferma sulla porta, visto che proprio lì sia l’inferno quanto il paradiso m’aspettavano, però non sapevo neppure chi fossi. Titubante io m’avvicino verso il bancone, adagio piglio riordino le idee e sospiro gradualmente, la squadro con attenzione in una maniera che non offre esitazioni, al presente rimango qui per te, per la meraviglia che sei e per lo sbalordimento che mi farai sperimentare. Loro però non smettono un istante di scambiarsi baci passionali e scandalosi, al limite del consentito e del lecito per la situazione nella quale si trovavano. Un delirio bello soltanto da immaginare, frattanto io fingo, simulo indifferenza, faccio finta di non vedere, però non mi è possibile perché l’erotismo che emanava anche con un solo gesto della mano era ammaliante e irresistibile, perché mi colpiva direttamente, per il fatto che io non potevo né volevo rimanere senza. Guardatemi, perché io? Per quale motivo, nella miriade di persone la vostra scelta è rivolta a me? Perché non me lo spiegate?

Io osservo apertamente che il vostro sesso è dichiaratamente senza pudore, esplicitamente senza timidezza, in quanto lo proponete in tal modo a chi vi gira intorno mirando dirette al bersaglio, dapprima con forza, in seguito con tenerezza. Voi chi siete? Tu invece chi sei, avvenente, elegante e graziosa creatura dalla fragranza di mondi distanti? Sei per caso l’ambizione e la lussuria non rivelata da troppo tempo, che adesso si presenta di fronte a me? Io provo a sistemare al meglio in quel momento miei pensieri cercando d’analizzarli, distratta sennonché dalle mie riflessioni mi giro verso di loro, eppure non ci sono più: sono fuggite, sparite, senza lasciare traccia alcuna lasciandomi solamente un dolore appuntito e vivo dentro. Allora scappo, esco correndo fuori dal locale, inghiottita dalla luce di un tramonto inglese senza paragoni, la luce è rossa e rosa, debole ma esasperata, io ho un nodo in gola che non riesco nemmeno a capire. Oltrepasso la strada, la mia auto è lì mentre la mia serata si sgretola fra le dita, non ho tregua, non ho alternativa, avverto il suono d’un clacson, poi un sussulto improvviso, è lei che mi chiama invitandomi di raggiungerla poco più in là. Io alzo gli occhi verso quel cielo irreale, dal colore rosso e rosa d’una Brighton difficile da interpretare, lei mi parla in danese, credo si presenti, credo si chiami Ruth, credo che potrei innamorarmi di lei. Io le rispondo che non la capisco, ma di certo la seguirò in ogni parte, nel tempo in cui m’afferra flemmaticamente la mano e me la bacia, poiché sapeva già di questi momenti incantevoli.

Tutto adesso si manifesta emergendo: felicità, frenesia e incredulità, malgrado ciò anche un profondo stordimento, mentre salgo in macchina e seguo nel traffico inglese quella che sarà successivamente la mia inedita dannazione. Dove sto andando, che cosa sto facendo? Poco m’importa, guido nella sera tra la mia musica preferita e una miriade di brividi lungo la schiena irrimediabilmente m’assale avvolgendomi, intanto che arriviamo in quartiere periferico poco lontano da casa mia. Salgo, non so che cosa aspettarmi, però la bellezza è notevole, tale da togliermi tutti i pensieri, l’attrazione è fortissima, colgo distintamente la tensione sciogliersi lentamente, mentre lei m’abbraccia e mi stringe a sé. Ruth mia bella, osservandoti bene scorgo la pelle di corallo, la seta e il ghiaccio nei tuoi occhi. Alla svelta lei mi spinge contro la parete e mi benda, io sento rumori di bicchieri, l’odore di muschio misto con l’incenso, le risate sommesse e una musica che difficilmente si dimentica, poi solamente lei, perché l’altra donna osservava in silenzio la scena seduta di fronte a noi fumando. Non una parola, non un gesto, lei guardava la sua donna insieme a me sapendo che già le appartenevo, legata perdutamente alla sua bocca e al suo seno, al suo sguardo che appena un’ora prima m’aveva dichiarato amore eterno.

Ruth mi toglie la benda, mi bacia lentamente girandomi all’improvviso legandomi le mani, intanto che la sua lingua è sul collo, sulle spalle nude, poi scende sul seno che scopre piano con gesti lenti ed esperti, dopo mi bacia gli occhi, mi succhia le dita, mi tocca piano con regolarità, m’accarezza i capelli e baciandomi mi regala un orgasmo senza limite. Io la chiamo sottovoce e lei mi risponde gentile, con gli occhi da sogno su di me, m’invita a ballare con lei, visto che sembra un film. Io mi sollevo dal letto liberandomi le mani e l’avvicino a me, balliamo avvolte in una musica sensuale, mentre dal soffitto cadono piccoli riflessi d’una luce bianca illusoria, irreale come quella situazione, poi più nulla, soltanto baci e sospiri di passione allo stato puro. Niente ci fermava, niente poteva trattenerci, perché volevamo tutto e subito, senza carezze né spinte per penetrazioni forti, rumorose, voraci, affamate, una dopo l’altra, unicamente pochi attimi di tregua prima d’un altro veemente orgasmo e un altro ancora, poi sfinite ci tendiamo la mano come due amanti di vecchia data, complici e consapevoli del loro grandissimo amore.

L’altra nel frattempo osservava, innamorata, rassegnata e silenziosa con le lacrime che rigavano il suo viso educato e disponibile, malgrado ciò ostinato, provato da troppa sofferenza, lacrime acide di chi non riesce a dire di no. Io mi sollevo appena dal letto, per il fatto che la luce bianca metteva in risalto il viso di Ruth, lei era ancora più bella con gli occhi rigati dal piacere selvaggio di due ore d’amore senza eguali, sennonché non so che cosa dire, che cosa pensare, giacché mi sento stravagante, però devo riconoscere che è bella e appagata una donna che consapevole adesso saluta e se ne va. Sei una ladra d’amore. Mai come in quell’attimo, dove i nostri orgasmi erano all’unisono, perfetti e uguali, mai come nei sospiri del suo piacere senza limite, la mia testa non trova la porta per uscire, dato che si lascia trasportare dagli eventi, ormai non ha più scampo, perché sulle mie dita c’è il suo penetrante sapore e nei miei occhi sono stampati i suoi. Un cenno di saluto appena, perché Ruth è lì che mi guarda, mi sorride, io l’amo da impazzire. Esco, sono fuori, metto la mano in tasca della giacca di velluto nero come la mia anima, sorrido, afferro del contante e trovo in modo inatteso un foglietto con su scritto:

‘Tomorrow, at 12 p.m.’. (Domani, alle ore 12.00).

Il cielo urlava la mia disperazione, sbraitava la mia gioia, la mia letizia era diventata smisurata, perché sarebbe stato così per molto tempo ancora. Lei comandava il gioco, lei bella da morire, lei capricciosa, disarmante, nuda, erotica e sensuale amante d’istanti di follia, perché nelle sue mani la mia anima è lì per un piacere astruso e difficile da comprendere, ma impossibile e insopportabile da rifiutare. Lei m’ha catturato con accuratezza, con maestria, abile nel riconoscermi e nello scoprirmi. L’altra la sua vittima. M’avrai, dannata e peccatrice di piacere, m’avrai ancora tutte le volte che vorrai.

Sei esagerata, estrema e straordinaria mia cara, eppure così raffinata, ricercata e malata d’amore. Non ti mollerò più, ci puoi giurare.

{Idraulico anno 1999} 

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