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Erotici Racconti

Un dono da salvaguardare

By 1 Novembre 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Io m’aspettavo in verità che tu mi scrivessi, malgrado ciò non l’hai fatto, poiché spetta a me, sì, a me, che da sempre preferisco questa forma di comunicazione, di contatto principalmente con te. Quante volte, difatti, ti ho scritto per la gioia e per il piacere d’immaginarti seduto alla scrivania del tuo studio, incantato e stregato da parole che nere su bianco t’hanno sorpreso, a volte commosso, altre volte ancora incuriosito e più spesso eccitato, proprio in qualità e in virtù di queste ultime reazioni che i miei scritti hanno suscitato in te, ora mi chiedo:

‘Fin dove ho calcato spingendo la mia fantasia? Fin dove t’ho esposto raccontandoti cose e faccende nascoste racchiuse da anni nella mia mente? Sai, io ho un fuoco che non rivelo coprendolo sotto una coltre di cenere’.

Tu hai soffiato questa cenere e hai incorniciato un profilo deciso e netto, costruito negli anni su basi solide, perché il mio non è soltanto un fuoco di passione, è piuttosto un’appassionata voglia d’amore che si traduce quasi in preghiera. Ebbene sì, un bisogno di confidare e di credere nell’amore, nella sua bellezza, nella sua grandiosa e totale magnificenza, nella sua selvaggia tenerezza, giacché esso è aspro e dolce insieme, come alcuni frutti di bosco profumati al di là dei sensi. 

La cenere è quella che attualmente mi soffoca, è grigia, giacché mi dà inquietudine e preoccupazione, perché il vento la sta soffiando in una direzione, dove io non voglio categoricamente andare, tenuto conto che non m’appartiene né mi spetta, in quanto talvolta m’offende umiliandomi, poiché quello che mi proponi di fare mi sporca nel corpo e più fortemente e più profondamente nell’anima. Io non sono un oggetto, non sono un corpo da usare né foto da mostrare, tanto meno l’amante da mettere in mostra o in rassegna. Io t’appartengo come un dono da custodire e da salvaguardare in un piccolo forziere nel tuo cuore. Perché allora insisti? 

In realtà non serve una serata senza luna, entrare in un portone d’un vicolo scuro per disorientare imbrogliando gl’imbarazzi, gli scandali e i timori che di giorno m’accendono il viso, così come non serve scappare, però è utile, tenuto conto che adesso serve fare un passo indietro. Sì, proprio così, un passo all’indietro su queste foglie  d’autunno che fanno rumore sotto le suole, in quanto è un rimbombo che riempie e sazia il cervello, perché in certi attimi si colora d’arancione, di giallo, di rosso e di tutte le altre calde sfumature che s’amalgamano fondendosi nel diletto e nel piacere percorrendo insieme un pezzo di questo viale.

Dimmi però adesso una cosa: due paia di suole, solamente due, non sono forse all’altezza dei tuoi sogni e delle tue speranze? 

{Idraulico anno 1999} 

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