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Mia moglie ha una sorella più piccola di lei di otto anni. Attualmente ha ventisei anni e da quando la conosco mi ha sempre molto arrapato. Piena di tatuaggi, piercing. Aria perennemente strafottente e abbigliamento fintamente trasandato.

La voglia, manco a dirlo, me l’aveva fatta crescere ancora di più mia moglie, che una sera dopo aver bevuto parecchi bicchieri mi confessò qualche sozzeria della sorellina.

Mi raccontò ad esempio di un pompino fatto a un vicino di casa di cinquant’anni, di una piccola orgia ai tempi del liceo. Di erba per fumare ottenuta in cambio di prestazioni sessuali, e via dicendo. Davanti a lei ci avevo riso su, mentre nei pantaloni e nella mia mente la reazione era travolgente.

Succede che una sera si ferma a dormire da noi, evento molto raro, perché il suo attuale fidanzato è fuori città e lei volentieri vuole fare serata con la sorella. Le due escono prima di cena e le sento ritornare verso l’una. Mia moglie l’indomani lavora quindi quando mi sveglio verso le otto è già uscita. Passando davanti alla camera degli mi ricordo che si è fermata da noi Michela. Eccome se me lo ricordo, perché è sdraiata di pancia, e posso vedere il suo fantastico culo incorniciato da mutandine risicate. Una canottiera. Vorrei saltare sul letto e fottermela lì, ma poi dovrei scappare in Iran.

Vado in bagno con il cazzo a mezza pasta, e decido di non farmi una sega, ci avrei pensato più tardi. Torno a letto a cazzeggiare con il telefono, non prima di essermi regalato ancora qualche secondo di visione di quel bel corpicino.

La voglia però mi rimane addosso, e così dopo qualche minuto nel letto inizio a segarmi il cazzo, leggendo qualche racconto in rete. Mi perdo in fantasie, intanto il cazzo è durissimo e non sento i passi di mia cognata, e nemmeno scorgo l’ombra sul muro o sul pavimento. Me la ritrovo davanti, che mi fissa il cazzo, stupita.

-Oddio, scusa.

-Scusa tu, dovevo bussare.

Mi copro subito con il lenzuolo, ma il cazzo è ancora duro, e rimane in risalto. Lei continua a fissarmi tra le gambe, sorride, si avvicina.

-Stavi iniziando bene la giornata.

-Si potrebbe iniziare anche meglio.

Ma come mi è venuto in mente?

-In che senso?

Sono fottuto. Abbozzo.

-Beh, se tua sorella fosse qui mi divertirei di più.

-Ah, certo. Già.

Rimaniamo qualche secondo in silenzio.

-Beh, io mi faccio una doccia, ero entrata per prendere un asciugamano grande dal mobile.

-Certo, fai pure.

La guardo sculettare verso il corridoio, quel fantastico culo. Dio che voglia. Il cazzo non mi si ammoscia, inoltre ora la immagino nuda sotto la doccia. Vado a spiare? No. Si. No. Vado. Non vado.

Resisto, indeciso se godere mentre lei è via e farmi quindi trovare più rilassato, o aspettare che lei liberi il bagno per potermi sfogare con tranquillità.

Toglie ogni dubbio lei, che torna avvolta solo da un asciugamano che le copre nemmeno metà cosce, e a malapena le tette. Ha i capelli che gocciolano, le spalle scoperte con i suoi tatuaggi checorrono lungo il corpo. Il cazzo mi torna duro mentre la scruto senza pudore.

-Rubo un po’ di vestiti a mia sorella.

-Certo, fai pure.

Si gira verso di me, getta uno sguardo alla nuova protuberanza tra le lenzuola.

-Farei prima a cambiarmi di qua.

-Oh, sì, fai pure.

Lei si mette a ridere.

-Dovresti andartene.

-Ah, cazzo! Scusa, non ci avevo pensato.

-Lo vedo che sei distratto.

Fissa il cazzo, e anche io.

-Sai, la mattina…

-Sì, la mattina…beh comunque se prometti di girarti mi cambio qui e non devi alzarti.

-Ok.

Mi metto a pancia in giù e sento l’asciugamano cadere in terra. Nuda, a due metri da me. Michela. Il cazzo mi fa male. Decido di fare una cazzata. Fingo di guardare il telefono e aziono la camera, cercando di spiare alle mie spalle.

Lei è ancora nuda, sta rovistando nell’armadio. Vedo la sua schiena, il suo culo. Diomio che spettacolo.

-Boh, questa andrà bene.

Si rialza e di scatto si gira con una maglietta in mano, ma son sicuro che guarda me, e son sicuro che nota lo schermo con la sua immagine. Ma non mi dice niente. Io spengo la camera.

Aspetto uno schiaffo, un urlo.

Niente.

La sento muoversi.

-Ho fatto.

Mi rigiro, il cazzo è di pietra.

La guardo. Ha messo una maglia di mia moglie che le arriva sotto il culo, e delle mutande. Nient’altro.

-Tanto rimango qui ancora un paio d’ore, poi passa Fulvio a prendermi.

Mi è di fianco, in piedi. Mi guarda il cazzo.

-Rimane così ancora tanto?

-Beh…non so.

-Ce lo hai grosso.

-Dici?

-Un po’ me ne intendo.

Sfacciata troietta.

-Ah, te ne intendi?

-Dicevo così. Tutte le donne se ne intendono. Anche mia sorella, a quanto pare.

Prendo coraggio, ho il cervello in banana, sono incosciente.

-Vuoi vederlo meglio?

Non aspetto la sua risposta, scosto le lenzuola, e appare il mio cazzo in bella mostra.

Lei non parla, respira un po’ più affannata di prima.

Porto una mia mano sulla sua gamba, dietro il ginocchio. Poi risalgo lentamente.

-Così sto meglio, sotto le lenzuola soffrivo.

-Certo… capisco…vedo.

Ho la mano sul suo culo, adesso, la infilo sotto le mutande e palpo a piene mani la natica. Fresca, soda.

-Cosa stai facendo?

Non le rispondo.

-Guardalo più da vicino, su. Vieni qui.

La spingo sul letto, è costretta a mettersi in ginocchio e arriva a pochi centimetri dal cazzo.

Deglutisce, la sto mettendo in difficoltà.

-Dagli un bacio.

-No, non mi chiedere questo.

-Ma come, te lo stai mangiando con gli occhi…

-Che vuol dire, guardare guardo, è proprio bello…

-Toccalo.

-No, dai.

Le infilo un dito nella figa, la sento bagnata. Ha voglia.

Lo muovo, lei fa un verso infastidito ma anche eccitato.

-Smettila, dai.

-Vuoi davvero che smetto?

Ma non si sposta, e si avvicina sempre più al cazzo.

-Sì…smettila…non devi farlo…non si può.

Alzo l’altra mano e gliela poggio sulla nuca, spingendola verso la minchia. Ci sbatte, tiene un po’ la bocca chiusa, poi la apre.

-Ecco, brava, succhia. Fammi vedere come te ne intendi.

Lo inizia a succhiare, e si vede che è brava. Io intanto le abbasso le mutande, continuando a masturbarla. Le cola la figa, le tocco anche il buco del culo con un dito bagnato. Non reagisce male.

Mi sposto sotto la maglietta e raggiungo le tette, i capezzoli duri.

Lei ansima, si stacca dal cazzo per un momento.

-Cosa mi fai…cosa mi fai fare…

Poi torna a succhiare.

-Siediti sopra il cazzo.

-No, questo no. Ti succhio ma non scopiamo.

-Fai quello che ti ho detto.

La spingo sopra di me, con la schiena dalla mia parte. Il cazzo le entra dentro come burro, è calda, è bagnata, è troia.

Mi cavalca lentamente, ma sta godendo, sta iniziando a godersi la scopata senza più fingere.

-Togliti la maglia.

Se la sfila, la butta di fianco al letto.

-Toccati i capezzoli.

Obbedisce, salta sul mio cazzo e la sua schiena si inarca, mentre con le mani si prende in mano le tette e si tortura i capezzoli.

-Oddio, mi fai godere, mi fai godere cazzo…

-Godi bella puttana.

-Mi tratti da puttana…mi fai sentire puttana.

-Questo sei…

-No, no…

-Godi sul mio cazzo, forza, voglio sentire che godi.

-Porco, sei un porco…non dovevo…madonna come godo però…madonna come godo…mi sa che vengo…vengo….oddio vengoooooooo

Si accascia sulle mie gambe, sento i capelli solleticarmi le ginocchia. Il suo respiro sui miei polpacci. Rifiatiamo un po’, ora la voglio dal mio lato, voglio farle tutto, voglio sborrare con lei.

-Girati.

-Abbiamo ancora un’ora.

-Per oggi basterà.

VVV

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