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Vacanza galeotta 2. Il ritorno.

By 11 Aprile 2024No Comments

L’uomo indugiava con uno sguardo insistente sul mio seno prosperoso a stento contenuto dal bikini, e con i miei capezzoli che sembravano in procinto di perforarne la stoffa. Fissava la pienezza della mia vagina che premeva sullo slip. Mi sembrava di essere completamente nuda….Eravamo soli nella grotta.
Ma procediamo con ordine.
Erano passati 20 anni da quella vacanza in Gargano (vedi “Gargano”) ma il ricordo rimaneva indelebile nella mia mente per le passioni e le emozioni che mi avevano suscitato. Spesso avevo accarezzato il progetto di ritornare ma, la paura di non gestire la situazione, di essere travolta, di andare contro le mie convinzioni morali e in fondo, la mancanza di occasioni, l’avevano frustrato.
Ma inaspettatamente la chance si presentò.
Due colleghe mi proposero una vacanza con loro in Gargano, per una volta in completo relax, lasciando mariti e figli (peraltro ormai adulti) a casa. Ne avevo proprio voglia, ma il mio cuore cominciò a battere velocemente quando venni a scoprire che il villaggio scelto dalle amiche era proprio quello teatro della mia avventura. Sul mio volto si dipinse una strana espressione. “Cosa c’è, non ti piace il posto?” “No, no …anzi, lo conosco, è molto carino.”
Trascorsi l’attesa della partenza con un subbuglio interno: avrei incontrato di nuovo Leo? Come avremmo reagito rivedendoci dopo tutti quegli anni? Oscillavo fra il desiderio che qualcosa accadesse, e potesse rinnovare l’esperienza di quei giorni, e quello di mantenermi fedele alla mia tranquilla esistenza dal comportamento moralmente ineccepibile.
Arrivammo in Gargano accolti da un sole splendente, di un Giugno bellissimo. Il villaggio immerso fra gli ulivi, affacciato sul mare, era stato piacevolmente rimodernato e il trilocale che ci fu assegnato soddisfaceva pienamente i nostri desiderata.
Una volta sistemati i bagagli e dopo una doccia ristoratrice, tornai alla reception e chiesi di Leo. Un giovanotto dell’età apparente di 20 anni, mi rispose con un sorriso: “Lo chiamo subito. Gentilmente signora, potrebbe dirmi il suo nome?”
“Sandra, e può aggiungere, una sua cliente di tanti anni fa.”
Si allontanò e poco dopo ritornò insieme a un’alta figura dall’andatura dinoccolata.
Era lui, invecchiato naturalmente, ma non troppo cambiato.
“Ciao Leo ti ricordi me?”
Non ebbe esitazioni. “Sandra, quanto tempo! Comunque mai mi potrei dimenticare di te. Sei in splendida forma e direi che il tempo non ha infierito su di te, ma ti ha reso solo più bella.”
“Esagerato.”
Mi accompagnò al bungalow e prima di lasciarmi e con espressione malinconica sussurrò: ”Sai quante volte ti ho sognato, desiderato….” Beh, si cominciava bene, e l’avventura poteva aver inizio.
Finito ormai di cenare nella pizzeria del villaggio, fummo raggiunte da Leo accompagnato da un amico, Enzo, un bell’uomo abbronzato dalla barba brizzolata. Fatte le presentazioni, ci fermammo a conversare piacevolmente. Si parlò delle bellezze del Gargano. Le mie amiche espressero a un certo punto il desiderio di recarsi a fare una gita a Vieste, ed io declinai l’invito adducendo come scusa, il mio bisogno di riposo assoluto e la voglia di mare.
Pensavo di aver dato a Leo una bella opportunità, se la sapeva cogliere: era informato che per tutto il giorno sarei stata a sua disposizione senza la presenza di occhi indiscreti, e con il bungalow tutto per noi. Ero elettrizzata; i miei capezzoli si erano inturgiditi e non solo per il fresco della sera. La notte rimasi a lungo sveglia pregustando quello si preparava per l’indomani.
La mattina, dopo colazione e con la dovuta calma e i lunghi preparativi, le colleghe si accinsero a partire. “Sei proprio decisa a non far parte della combriccola? Non è che poi ti annoierai?” “No carissime, andate tranquille, ci vediamo stasera.” Aggiungendo, con un sorriso innocente: “Non penso proprio di annoiarmi, utilizzerò bene il tempo.”
Ora finalmente sola e impaziente, mi diressi verso la reception, e…Leo stava entrando nella sua auto. Lo salutai chinandomi per fornirgli una bella vista della mia scollatura. “Buon giorno Leo.”
“Che seccatura Sandra, dovrà passare tutta la giornata per uffici a sbrigare noiose pratiche. Che settimana noiosa mi aspetta! Goditi queste giornate, tu che puoi.”
Rimasi di sasso, delusa, con i miei progetti disattesi.
Mi ripresi rapidamente. “Ma forse è meglio così, allora sole e mare.” Dall’alta costa su cui poggiava il villaggio scesi in spiaggia lungo una scalinata e mi accomodai sul lettino decisa ad abbronzarmi. Mi immersi nella lettura di un coinvolgente romanzo. Nel frattempo, l’ora di pranzo aveva fatto sì che la spiaggia si fosse quasi completamente svuotata dai bagnanti. Cercavo di spalmarmi la crema solare quando d’improvviso un’ombra si allungò sul lettino, dove giacevo distesa. “Sarebbe meraviglioso poterla aiutare.” Alzai gli occhi “Enzo, buongiorno.” Lo invitai a sedersi sul lettino lasciandogli un po’ di spazio. Si cominciò a parlare del più e del meno. Enzo fissava con uno sguardo lascivo, spermatico, il mio corpo stretto in un succinto bikini. Una sua mano con fare distratto si posò sui miei piedi. Provai una piacevole emozione. La situazione si faceva interessante.
“Conosce le grotte che perforano la falesia? Ce ne sono tantissime, oltre le più note, ed io le conosco tutte come le mie tasche. Sarei onorato di farle da guida”
Una profferta neanche troppo criptica. Pensai: ”Perché no?”
Sorrisi. “Molto volentieri.”
Enzo, fisico possente, un po’ di pancetta pilotava sicuro il suo gommone . I colori del mare e l’abbacinante chiarore della candida falesia, delle spiagge ancora deserte in quell’inizio d’estate, erano incantevoli. Giungemmo ad una piccola grotta praticamente invisibile dal mare. Dovemmo chinarci per attraversare il basso arco dell’apertura. Enzo spense il motore e per pura inerzia il gommone procedette fermandosi nella piccola spiaggia interna alla grotta. Una fessura nella roccia faceva entrare raggi di sole impreziosendo e illuminando magicamente l’antro.
“Stupendo questo posto,” cinguettai. Ero in attesa, volevo essere fatta sua.
“Sai, Sandra, Leo mi ha raccontato tante volte di te e mi è sempre rimasta la curiosità di conoscerti. Ora so che ne valeva la pena, aspettare.”
Avevo sognato di ripetere con Leo quell’incontro di anni prima, ma la realtà mi aveva condotto altrove. Attendevo con emozionata impazienza gli eventi. Anzi decisi di fare il primo passo.
Mi slacciai il reggiseno e passandomi le mani dietro il collo spinsi prepotentemente il mio prosperoso seno verso di lui. Le sue mani callose palpeggiarono prima a palme aperte e poi strizzando le mie tette, gustandone la morbidezza e apprezzando la dura consistenza dei capezzoli. Si chinò per succhiare la mia vulva attraverso la stoffa del costume. Mi divincolai ridendo maliziosamente, e scesi dal gommone allontanandomi, sculettante, nell’acqua bassa e cristallina. Enzo mi raggiunse e dopo una giocosa lotta mi sfilò gli slip, e la mia micia pelosa gustò appieno la frescura marina. Era delizioso sentire l’acqua sulla pelle! Lui mi abbracciò da dietro: i suoi ruvidi polpastrelli mi frugavano ovunque. All’improvviso mi trovai sospesa a testa in giù, nella stretta ferrea delle sue braccia. La bocca di Enzo come una ventosa aderiva alla mia vulva. Fra le risa e i gridolini, riuscii a dire: “Ehi, cosa mi vuoi fare?”
“Ti mangio tutta.”
Un cunnilingus a testa in giù non mi era mai capitato. Le mie tette oscillavano pendule, mentre urlavo di piacere.
A testa in giù con il volto in corrispondenza del suo inguine abbassandogli i pantaloncini da bagno vidi…. un uccello di notevoli dimensioni, ancora pendulo, che mi incantò. Lo accarezzai estasiata, e dopo aver umettato l’asta con la mia saliva presi a far scorrere le mie mani liberando dal prepuzio il grosso glande che si ingrossava, mentre l’intero membro si gonfiava per l’afflusso di sangue. Il cazzo di Enzo era eretto adesso e con una sola mano non riuscivo a circondarlo tanto era grosso e stringendolo alla sua radice ne sporgevano ancora un bel po’ di centimetri. Succhiai quella cappella rosso cupo e me la spinsi fino in gola in un pompino intenso, quasi soffocante. Un 69 a testa in giù mi mancava: fu meraviglioso.
Mi prese in braccio e mi posò sulla spiaggia; allargò le mie gambe evidenziando il mio fiore: le gradi labbra aperte mostravano le loro piccole sorelle pendule e umide di umori, il clitoride gonfio e sensibile.
“ Enzo è molto grosso, mi farai male, ti prego, ho paura.” Mi atteggiai, mentre in realtà ne avevo una gran voglia.
“Non preoccuparti, vedrai che non ti pentirai, ti piacerà”, ridacchiò allegro.
“La tua figa sembra un delizioso frutto di mare. Ho ancora il suo sapore in bocca.”
Mi accinsi ad accogliere quella massa di carne, molto eccitata sebbene moderatamente timorosa. In breve fui travolta, e in me non ci fu altro che libidinosa passione. Le mie pareti vaginali si dilatarono provocandomi un doloroso piacere, con la loro muscolatura che si contraeva e avvolgeva quel membro che sembrava aprirmi tutta, né gli umori della mia figa riducevano del tutto l’attrito di quel passaggio rovente. Il perineo era ridotto a una stretta banda elastica tesa e il pene di Enzo finiva con lo stimolare i sensibili recettori anali. Urlavo senza freni per quell’amplesso amoroso straordinariamente eccitante. L’estasi arrivò e tutto il mio sangue bollente sembrò concentrarsi nel mio basso ventre, ed esplosi. “Godo, vengoooooo!” L’eco della grotta riceveva e rimandava rimbombante il suono della mia voce.
Enzo continuava a penetrarmi e sentivo il suo glande battere sul mio fondo uterino.
“Basta Enzo, ti prego” implorai, per poi in breve tempo mutare registro, per il riaccendersi della passione: “No, vai, vai ancora, scopami senza fermarti.”
L’ultimo affondo e lo sperma mi invase le viscere; il pene soddisfatto ormai, perse di consistenza, scivolando fuori dalla vagina.
Enzo mi riaccompagnò alla spiaggia poco prima del ritorno delle amiche. La sera, noi donne, al bar conversammo allegramente della giornata trascorsa (ovviamente da parte mia non riferii il meglio). Mentre facevamo ritorno al nostro bungalow incrociammo Enzo che si inchinò galantemente a salutarci. Lasciate le amiche con una scusa tornai indietro verso Enzo che mi sussurrò porgendomi un biglietto: “Questo è il mio numero di telefono. Se desideri un’altra bella gita chiamami.”
Era davvero un inizio di settimana promettente.

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