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“Sì” rispose Ornella alla richiesta di incontro da parte di Lorenzo. Dopo innumerevoli chat su Skype, molti desideri espressi, molte foto scambiate, la passione del rischio di un incontro fu decisa. Quel sì sottintendeva intense emozioni che si agitavano in un turbinio di pensieri caotici nella mente di Ornella. Erano pensieri che includevano frasi contraddittorie, che emergevano in agitata successione, e che spaziavano dal negare l’incontro, al giustificarlo con l’assenza di una vita sessuale soddisfacente, alla colpevolezza del tradimento, al desiderio di essere penetrata da uno sconosciuto. Ma soprattutto all’emozione dell’attesa, un tempo prezioso da centellinare come un vino d’eccellenza. D’altra parte la vita a L. era noiosamente impostata tra la vita famigliare e il mobilificio dove l’impiegata Ornella S. lavora. Una vaga eccitazione derivava dallo chattare nelle chat erotiche nella flebile speranza di trovare qualcuno che potesse mai riconoscerla. Ma era una possibilità remota, e neppure era facile trovare partner virtuali capaci di entrare nella mente di questa 45enne che a luglio avrebbe compiuto 46 anni.

Poi ecco Lorenzo. Un feeling immediato. Una persona capace di penetrare la psicologia di Ornella, svelarle i lati oscuri, giocare con le sue sensazioni, fino a portarla a compiere azioni che mai aveva pensato fossero possibili per lei. Mancava l’incontro. Le mancava di appagare il senso del tatto, il senso del gusto, il senso dell’odorato. Desiderava sperimentare se davvero le sue mani erano dolci e decise come si immaginava. Se il suo profumo di uomo fosse magnetico come se lo aspettava. Se il gusto della sua pelle fosse inebriante come un elisir.

Gli diede l’indirizzo di casa. Come sarebbe venuto? In auto? Con i mezzi pubblici? Avrebbe parcheggiato davanti a casa instillando sospetti nei vicini di casa? L’avrebbero visto entrare dal giardino?

Avevano concordato di non vedersi prima di toccarsi. Di non incontrarsi nel giardino, neppure in casa. Ma che Ornella si sarebbe offerta passivamente allo sguardo di Lorenzo stando sola nella stanza da letto al primo piano, seduta su una sedia, indossando solo una sottoveste vera e calze autoreggenti nere. Guardando l’infinito della parete bianca e dando le spalle alla porta, al suo misterioso amante. L’occasione era unica, propizia: il marito via per lavoro; il figlio grande via con gli amici. Ornella sola con se stessa e i suoi desideri di tradimento. Sola con la sua coscienza che entro breve verrà irrimediabilmente sporcata. Cosa avrebbe pensato di sé dopo aver fatto sesso con il suo amante? Come avrebbe guardato suo marito? Come avrebbe mai potuto far l’amore con lui di nuovo? Avrebbe pensato al suo pene dentro di sé durante il sesso con Lorenzo? O viceversa, facendosi penetrare dal marito, avrebbe pensato a Lorenzo? E quale era il suo aspetto? L’avrebbe trovata bella? Desiderabile? Il profumo Kenzo Flower sarebbe stato di suo gradimento? Avrebbe avuto ancora il coraggio di guardare in faccia sua mamma e suo papà? Nel suo cuore avrebbe sentito tutta la delusione di aver tradito l’educazione che le avevano dato? Una vita di fedeltà distrutta in poche ore?

Le prime ore del mattino Ornella si sentiva tesa, nervosa, e trascorreva i minuti correndo da una parte all’altra della casa per sistemare. Bisognava rendere perfetta la casa. Indaffarata e sempre con l’occhio all’orologio, uno sguardo a Skype per vedere avvisi dell’ultimo minuto. E se non fosse venuto?

Un pranzo leggero, gli occhi che guardano la televisione, la mente che pensa solo all’incontro. I minuti che scorrono con fatica, tuttavia inesorabili. A volte troppo velocemente, a volte troppo lentamente. Il cibo che scende nel corpo, gli occhi sbarrati, il cuore che palpita, la coscienza che vuole vuole vuole. Solo vuole.

Riguarda il computer, scorre le pagine di vestiti, di sottovesti, di scarpe, di calze, di collant, di intimo, di reggiseni. Sarà adatta la mia scelta: non era meglio questo modello? Gli piacerà il nero? I vestiti come un mezzo per non pensare: scorreva le pagine delle aziende commerciali e rimaneva incantata dalla stoffa o dallo stile. Tutto per non pensare. Per far scorrere il tempo che inesorabile avanzava. Le ore scorrevano verso l’appuntamento delle 18.30. Sarà puntuale?

È ora di prepararsi. Lentamente sale al piano di sopra. Guarda la camera. Sistema la sedia nel punto in cui Lorenzo le aveva indicato. Prende i vestiti scelti con cura e li depone sul letto. Poi si reca in bagno. Si toglie il giubbino della tuta grigia e fa cadere a terra i pantaloni felpati. Toglie la maglietta e la canottiera, quindi gli slip e le calze. Nuda si guarda allo specchio. Chi sono, si chiede? E sa già che la risposta le è sconosciuta. Piuttosto sa bene che Lorenzo è in grado di rispondere meglio di suo marito. Una Ornella che sta evolvendo, verso una vita diversa. E lo vuole. Le tapparelle abbassate, il bagno caldo: entra in doccia. L’acqua scorre sulla pelle, e Ornella sente rigenerarsi. Pulirsi la pelle, e in un certo senso si sente una coscienza pulita. Si sente libera. Si sente felice. Lava i capelli castani e leggermente mossi. Lava il seno. Lo osservò attraverso il vetro della doccia. Così piccolo, delle tettine che non sapeva come definire. Eppure erano una splendida terza: solo Lorenzo poteva amare così tanto il suo seno. Poi il sesso, se lo tocca. È caldo. La pelle liscia doveva essere rifinita. Rendere liscissima la passera con la lametta perché fosse splendente per il suo amante.

Già… il suo amante. Che parola terribile. Eppure lo aveva voluto lei. Che delusione. Una moglie e una madre fallita, la delusione negli occhi della famiglia, dei genitori. La vergogna di sapere che grazie al suo modo di parlare con Lorenzo, egli si eccitava. L’imbarazzo di sapere che il suo pene diventava duro a causa sua. Eppure era orgogliosa perché sentiva che l’azione che stava per compiersi era il punto finale di un percorso di almeno cinque anni, fatti di chat nascoste, idee, fantasie, persone non adatte, uomini privi di intelligenza emotiva. Senza rendersene conto Ornella era fuori dalla doccia e mentre si asciugava il corpo, il sesso, il seno, le tornavano in mente mille pensieri: di quando era fidanzata, del giorno del matrimonio in cui promise, del momento in cui perse la verginità, del giorno in cui seppe di aspettare un bambino. Si stava giocando tutto in quel momento. Erano le 17.00 e mancavano solo 90 minuti. Le gambe tremavano, le mani non sapevano impugnare il phon. Era oltre un mese che non aveva rapporti col marito: senza emozioni, senza tensioni, senza passione, senza sete, senza arsura. Un bravo amico, non un amante.

Il bagno era lindo, come il suo corpo, entrambi pronti ad accogliere Lorenzo. Ornella scende al piano terra e apre la porta di ingresso e il cancello di accesso alla strada. E poi sale. Mancano 45 minuti. Rimane nuda, guardandosi allo specchio. Mancano 30 minuti. Ora solo 25 minuti.

Indossa le calze autoreggenti nere, e la sottoveste. Scende al piano di sotto. Beve dell’acqua. Ha sete. Ha sete di tutto. Vuole tutto ora. Lo vuole con tutta l’anima. Sale al piano di sopra. Mancano 15 minuti. Le mani gelide per la tensione.

Ne mancano 10, ed Ornella si siede sulla sedia. Spalle alla porta.

Ora solo 5 minuti.

Ora viene.

Sente il rumore della porta al piano terra chiudersi a chiave. Scarpe sconosciute che calpestano il pavimento e salgono le scale. Il rumore di un uomo che entra nel bagno padronale. Il silenzio assoluto. Il suono del respiro affannoso di Ornella. Le orecchie ovattate per l’eccesso di emozione. Il suono dei passi è scomparso. Si sente l’acqua scorrere. Ornella si immagina l’atto di pulizia del corpo del suo amante: il petto, le gambe, i piedi. Le mani sinuose di lui. Il collo e il viso. La pancia e le mani che scendono in basso. Lavano il pene con grande attenzione. O almeno è così che Ornella immagina. Lava le palle, l’ano. Sarà già eccitato? L’avrà duro? Ornella ha terrore ora. Forse ha fatto una grande scemata. Perché ha detto di sì. Sta per scoppiare in lacrime. Vorrebbe urlare come una isterica e cacciarlo via. Ma non si muove. le mani gelide che impugnano la sedie. Ornella deglutisce. Sente un uomo che entra. Lo sente che la guarda. Passano ore, giorni, mesi… passa tutta la vita. La porta si chiude. Sente il rumore di uno scatto fotografico. Cosa se ne farà di una foto? Ha paura. Probabilmente è nudo. Sicuramente è eccitato. Vorrebbe girarsi e ammirargli il pene che è duro per lei. Sente che è dietro di lei. Forse a un metro dal suo corpo. Sente il viso a pochi centimetri dalla schiena. Lorenzo si inebria del profumo della pelle, la fragranza del suo essere donna, osserva il pulsare del sangue nel collo, il respiro intenso e a suo modo tranquillo ora, l’ondeggiare dei capelli. La magia è unica. È un momento sacro: la sua prima volta con Lorenzo. È tradimento e donazione. Dalle foto sui comodini lo sguardo severo del marito, del figlio e dei genitori giudicano la moglie, la mamma, la figlia. La paura è intensa, palpabile, ma non si torna più indietro. E questo è a suo modo rassicurante. Non vede l’ora di essere di Lorenzo, di sentirlo dentro, di essere scopata. Tutta colpa di quella chat volgare, mai avrebbe pensato di giungere a questo punto. Anzi, mai avrebbe pensato di superare tanti limiti, tanti blocchi. Tutto grazie a quell’uomo che ora ha dietro di sè. Sente il respiro di Lorenzo dietro al collo. Perché non inizia? Perché non mi bacia? Perché non mi scopa? Cosa aspetta? Non gli piaccio? No… percepisce che Lorenzo sta inspirando l’essenza del suo essere, sente il cuore inebriato di passione, sente l’improvviso vento generato da un delicato soffio sulla pelle. Rabbrividisce. È il primo atto di Lorenzo sul suo corpo. Non è un tocco, non è un possesso. È aria, è spirito, è desiderio. Sentirà il profumo del mio essere donna? Guarderà le foto sui comodini? Rinuncerà e scapperà via? Anche lui tradisce la famiglia. Lorenzo le ha sempre detto che senza di lei gli mancava un pezzo fondamentale, una fondamentale tessera del mosaico. Senza questa tessera il capolavoro era incompleto. Ed è l’ora. Le labbra sul collo. Il sentore della barba corta e dura di lui. Le labbra morbide e dolci, delicate. Calde. Sente poi due dita sulla schiena, lungo la spina dorsale, che scende sulla stoffa della sottoveste che Lorenzo aveva scelto. Il respiro, il tocco. Le chat. Le foto, i video. I giochi online, insieme. La scoperta reciproca. La speranza. Le dita. Le dita che scendono sul tessuto. Due dita leggere e dominanti. E dietro le dita una mano. E poi un braccio e un uomo nudo per lei. L’erezione sicuramente prepotente. Sconosciuta a lei. Sente la spallina destra abbassarsi, mentre viene accarezzata lungo il braccio. Poi l’altra spallina. La sottoveste che scende scoprendo i seni. Non è mio marito. Chi è? Lui fa cose che mio marito non può fare. Eppure sono tutte cose sbagliate. Sono cose sbagliatissime. Ornella si sente osservata da sopra. Lui vedrà il seno, i capezzoli. Nessuno l’aveva mai vista nuda a parte il marito. Ornella pensa a tutto quello che le è stato detto e che ora sta per venire meno. Il seno esposto e inerte. Il capezzolo duro. Si sente spingere avanti un pochino. La vestaglia scende fino alla bassa schiena, fino all’addome. È nuda. Ornella si sente baciare il collo, con dolcezza, ma premendo sulla pelle. Le mani aperte scendono sul petto, e avvolgono in un abbraccio i seni. Ornella si sente donna. I capezzoli tra le dita sottili e dolci. Ornella con una voce flebile sussurra: “strofinali”. E Lorenzo risponde di sì. È il compimento del dialogo durato settimane in chat. I capezzoli sono duri, vogliosi. Tradiscono i dubbi della mente. Rivelano voglia intensa. Il tocco è potente, evoca carnalità. Ornella viene fatta alzare. La vestaglia cade. Il sedere meravigliosamente nudo. Solo le autoreggenti. Ornella viene accompagnata sul letto, abbracciata da dietro. Sente il pene nell’incavo del sedere. Una mano che scende sul sesso. Ne tocca le labbra già bagnate per l’eccitazione intensissima. Sente il sesso aprirsi come un fiore, mentre le dita di lui la esplorano, la conoscono, ne godono la forma con una dolcezza, un rispetto, una magia unica. Un dito entra, nella carne calda e molle, fradicia di muco. Ornella si sente femmina, sente il dito nel cervello. Viene fatta girare. Un bacio lungo. Lunghissimo tra le due bocche che tanto hanno dialogato in passato, ma che non hanno mai baciato. Poi una mano la fa scendere in ginocchio. Il pene duro davanti allo sguardo. Il cuore in gola. Apre le labbra. “Sarò brava?” pensa Ornella. Prende il cazzo con la mano. È stupendo perchè è il cazzo del suo amante. Lo tocca per tutta l’asta dura. Sente che lui la vuole. Si sente meravigliosa. Si sente bellissima, come non si sentiva da troppi anni. Lo vuole succhiare. Sono anni che non lo succhia. Lo vuole ora. Apre la bocca: ne lecca l’asta, le palle. Lo succhia con un’energia che non sapeva di avere. La cappella, l’asta, ed entra tutto nella bocca, mentre il suo amante le accarezza le guance e i capelli. È liberatorio. È ciò che ha sempre voluto e desiderato, ma che non sapeva di volere e che negava a se stessa. Lo succhia con una gioia, mentre le lacrime iniziano a scendere per l’emozione. Lo vuole, lo vuole tutto. Lo vuole dentro. Lorenzo la fa alzare, e con la mano la accompagna sul letto matrimoniale. Viene fatta sdraiare a pancia in su, gambe aperte, autoreggenti in primo piano, sesso esposto alla contemplazione. Guardando il soffitto bianco, Ornella si perde in un mare di pensieri, mentre improvvisamente sente il rumore degli scatti di una macchina fotografica professionale. Capì che Lorenzo le stava facendo un completo servizio fotografico alla sua nudità, al suo tradimento voluto e desiderato. Era eccitata, non capiva più nulla, voleva tutto ora.

Lorenzo la baciò sulle labbra. Dolcemente, pieno di attesa e di sensazioni. Ornella ricambiò. Cercava le labbra dell’amante, per sentirne il gusto e il calore, la morbidezza della pelle rossa, la sensazione del bagnato, dell’intimità, della sessualità. Ornella vedeva il viso del suo amante a contatto col suo, ne sentiva l’energia sconosciuta e cercava un costante equilibrio tra l’assenza di pensieri e il senso di colpa, accresciuto dagli sguardi severi dei famigliari nelle foto accanto al letto. Ma non voleva rinunciare a quella lingua così lussuriosa, pronta a scendere per succhiare i capezzoli, con una dolcezza e una lentezza che erano erotismo puro. Sentiva i capezzoli turgidi, esplodere di voglia: si sentiva ancora donna, femmina, voluta, desiderata. Spinse la testa dell’amante in basso, verso i capezzoli che gridavano di voglia di essere succhiati all’infinito, una sensazione che Ornella non provava da troppe settimane, da una eternità. Pensò a suo marito, alla sua bocca che tanto era diversa da quella di Lorenzo, che negava il piacere, imprigionandolo in giornate grigie, occupate da troppi impegni, da troppe abitudini, da troppe faccende e ormai svuotate da tanti anni di passione, di corpi nudi, di sperma, di orgasmi. Era la lingua di Lorenzo, le sue labbra, la sua bocca a darle il piacere che cercava da troppi anni. Il seno rispondeva ai tocchi indurendo i capezzoli, che Ornella sentiva esplodere di erotismo. Il succhiare continuo dell’amante provocava gemiti improvvisi, calore nel ventre, eccitazione, un orgasmo diffuso che faceva gettare all’indietro la testa di Ornella, socchiudendone gli occhi. Voleva urlare a tutti gli abitanti di L. che lei era viva. Che nel suo corpo scorreva ancora sangue. Che il suo sesso era ancora capace di bagnarsi di muco per accogliere i maschi. Che il tempo scorre inesorabile e che ora era il momento di tradire e godere di un qualcosa che il suo stesso marito le ha negato per troppo tempo. Spinge quindi il viso di Lorenzo tra le gambe, a succhiarle il sesso del tutto depilato. Depilato per lui. Depilato per il piacere di Lorenzo, che così poteva godere della vista della sua intimità senza alcuna barriera. Impudica, a gambe spalancate, con la mente del tutto priva di pensieri razionali, voleva godere di ogni secondo in cui la punta della lingua bagnata di Lorenzo le solleticava il clitoride duro e pronto ad esplodere in un orgasmo intenso. Quella lingua che passava abilmente dai tocchi di punta, a leccate ampie e penetranti, allargando le labbra del sesso, riempiendo il buchetto della passera, bagnando di salva quella pelle morbida che era già fradicia di suo.

Vide il viso del suo amante a pochi centimetri dal suo. Vide gli occhi intensi a contatto con i suoi. Sentì un voce uscirle dalla bocca dicendo un sì che proveniva dal suo sesso e non dalla sua razionalità. Sentì la penetrazione del cazzo di Lorenzo che ne allargava il ventre. Lei, con le gambe avvolte nelle autoreggenti, spalancate per agevolare il tradimento. Ogni movimento del bacino del suo amante faceva crescere la voglia di continuare, di terminare con una esplosione di energia sessuale. Si sentiva allargare, penetrare, quel pene sconosciuto, mai visto prima, ma che lo amava già profondamente, che lo sentiva famigliare, complice. Sperimentava in sè quella strana sensazione di naturalezza, come se fosse ovvio ciò che stavano facendo. Come se fosse nata per essere scopata a 45 anni da Lorenzo. Destinata a quel momento. Il marito, i genitori, il lavoro nel mobilificio, il figlio, la villetta con giardino a L., insomma, tutto era in funzione della penetrazione di quel giorno. Lo voleva dentro, voleva che venisse dentro di lei, che la riempisse di sperma, senza pensare a nulla. Solo perché lo voleva. Non si era mai sentita così. Così, come? Non sapeva definirsi: un misto di colpe interiori, di pensieri del suo passato, di speranze per il futuro, di voglia pornografica e volgare, di desiderio di donarsi a un uomo che ne comprendeva l’anima e che non la giudicava. Di delicata femminilità. Mentre il cazzo di Lorenzo le entrava, pompando nel suo sesso, lei si sentiva femmina. Non più donna. Non più Ornella. Si sentiva finalmente la femmina di un maschio. Era una sensazione forte, primitiva, animalesca. Voleva essere la femmina che accoglieva l’orgasmo di Lorenzo. Esserne causa e fine della sua penetrazione. Accogliere tutto lo sperma nella sua mente. E improvvisamente venne violentemente, con un orgasmo inaspettato e oscenamente totalitario. Le scorse negli occhi la sua vita di sposa fedele, la promessa nel giorno del matrimonio, mentre proprio in quel momento Lorenzo raggiunse l’apice del piacere, spruzzando nel corpo di Ornella tutto il suo seme, il suo sperma, la sua sborra. E si sentì donna, femmina, amata, baciata di nuovo da quell’uomo che ora la riempiva di coccole, di carezze, di parole dolci, di sussurri pieni di attenzioni.

Dormirono.
Si svegliarono poco dopo.
Gli occhi di Lorenzo erano pieni di gioia, e Ornella si sentì completa.
Scelse i vestiti adatti con Lorenzo, per essere sexy ed elegante.
E uscirono a cena insieme.

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