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La posta in gioco

By 5 Marzo 2019Giugno 9th, 2020One Comment

Il nostro ospite è arrivato.

Attivo l’apricancello mentre apro la porta di casa.

Percorre il breve vialetto e allunga la mano, “Buonasera, piacere, Roberto”.

“Ciao, benvenuto, accomodati”.

Una presa vigorosa e prolungata, sembra un uomo sicuro di se.

Gli indico la strada e mi lascio precedere; avanza lentamente, studiando con attenzione i quadri appesi lungo le pareti del locale d’ingresso.

Entriamo nel salone; si ferma a guardare il grande tavolo che occupa quasi per intero un lato della stanza, quindi le due grandi portefinestre, completamente spalancate in questa calda sera d’estate, che guardano direttamente sul giardino e sulla piccola piscina tenuemente illuminata.

“Beviamo qualcosa”.

Si volta e annuisce; ci dirigiamo verso il mobile bar, e in quel momento, lì davanti, la vede… l’elegante scacchiera in ebano e avorio è appoggiata su un massiccio tavolino d’epoca; completano il quadro due poltroncine ai lati del tavolo, una di fronte all’altra, ed una poltrona di pelle rossa con robusti braccioli, posizionata di fianco ad una di esse.

Mentre preparo i nostri drink allunga una mano verso la scacchiera e esamina attentamente i vari pezzi, uno ad uno, sollevandoli con delicatezza e trattenendoli tra pollice e medio… un pedone, torre, cavallo ed alfiere, poi il re ed infine la regina. Sembra un tipo molto riflessivo, la sensazione è che le informazioni che ho raccolto su di lui, che lo dipingono scacchista estremamente abile e paziente, possano essere accurate e veritiere.

In quel momento, nel silenzio, un rumore di tacchi sul parquet…

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Entro nella stanza. Si gira verso di me e mi vede, rimane per qualche istante a fissarmi sorpreso.

I capelli raccolti a scoprire le spalle, un trucco leggero sugli occhi, labbra rosso fuoco. Indosso un tubino elasticizzato che mi fascia perfettamente, rendendo evidente il fatto che in questo momento non indosso intimo; è corto in maniera quasi indecente, qualche centimetro appena al di sotto del pube, e lascia quasi completamente scoperte le mie gambe leggermente abbronzate. Ai piedi un paio di zoccoli, dieci centimetri di tacco che mettono ancor più in evidenza il mio sedere perfettamente scolpito.

Mi fermo davanti a lui, ci fissiamo per qualche secondo, poi la voce di mio marito, tranquilla e decisa, rompe il silenzio: “Lei è Sara, mia moglie. Questa sera, sarà la nostra posta”.

Guarda Nico, poi guarda me, dalla sua bocca aperta non esce una parola.

Succede sempre così, sembra si rifiutino di credere a queste semplici, inequivocabili parole… finché mio marito non si gira, e porgendogli il bicchiere gli conferma: “Se vinci, dopo la partita vi lascerò soli, e lei sarà tua per tutta la notte”.

Continuando a fissarlo mi dirigo lentamente verso la poltrona rossa; mentre gli passo accanto, senza fermarmi, gli appoggio una mano, leggera, sulla spalla, faccio scorrere due dita lungo il bicipite, mantenendo il contatto fino al massimo consentito dalla lunghezza del mio braccio.

Mi sfilo gli zoccoli e mi adagio sulla poltrona, raccolgo le gambe sotto il corpo e stiro leggermente verso il basso la parte inferiore del vestito.

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Lo osservo; lo stupore dipinto sul suo volto si trasforma gradualmente in comprensione… cerca inutilmente di dissimulare un sorriso portando il bicchiere alle labbra.

Sara lo ha folgorato, del resto piace sempre a tutti, non potrebbe essere diversamente, è il genere di femmina che ogni uomo sogna di portarsi a letto.

Lo invito alla scacchiera indicandogli la seduta di fronte a mia moglie, io prendo posto accanto a lei.

“Le regole: trenta secondi per ogni mossa per i primi quarantacinque minuti, un minuto per il quarto d’ora successivo; pausa di dieci minuti dopo mezz’ora, e matto entro un’ora, oppure la partita finisce in parità. A te la scelta dei pezzi”.

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Sono già fradicia… ancora quella frase che mi risuona nella testa… “Sarà la nostra posta”.

Sono stata messa in gioco ancora una volta. Il destino deciderà chi potrà scoparmi questa notte. L’uomo che mi sta accanto, che amo incondizionatamente, il mio complice e padrone, l’amante che non mi stanca mai… o lo sconosciuto che sta davanti a me e che mi sta spogliando con gli occhi da quando si è seduto, regalandomi piacevoli contrazioni al basso ventre; è estremamente attraente, avrà probabilmente un paio di anni meno di me, e la maglietta aderente lascia intuire una muscolatura ben sviluppata.

Nico ha scelto bene anche questa volta, e decido di provare ad indirizzare il destino, mi allungo verso di lui e gli bisbiglio poche parole all’orecchio, lui mi guarda e annuisce sorridendo, quanto lo adoro, gli infilo velocemente la lingua in bocca, un bacio breve ma intenso, poi torno al mio posto.

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Questa donna è una bomba. È bella ed arrapante da impazzire e stanotte si farà chiavare da me. Un’ora, il tempo di finire questa partita e sarà mia. Il mio avversario non è un professionista, e nell’ambiente nessuno lo ha mai visto giocare né ha mai sentito parlare di lui. E si è appena fatto convincere a certificare la sua sconfitta: “Oggi è il compleanno di mia moglie, mi ha appena chiesto un regalo… il secondo per la verità… il primo, come avrai intuito, è stato l’organizzazione di questa partita. Ma devi esserle piaciuto parecchio, perché mi ha pregato di concederti due vantaggi: potrai eliminare dalla scacchiera uno dei miei pezzi, quello che preferisci tranne la regina. E, in caso la partita si concluda in parità, lei sarà comunque tua”.

Vuole farmi scopare sua moglie, è evidente, e ho intenzione di cominciare a farlo al più presto.

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Sembra molto abile; ha deciso di privarmi della torre di regina, una mossa in verità abbastanza scontata, è quella che gli garantisce il miglior vantaggio, e le mosse di apertura sono state eccellenti, anche se il suo gioco è forse un po’ aggressivo… rimango concentrato, e riesco ad arginare i suoi primi attacchi.

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Decido di ignorare il susseguirsi di mosse sulla scacchiera, preferisco seguire l’evolvere della partita studiando espressioni e atteggiamenti dei due avversari, di questi due stalloni che in questo momento stanno lottando per assicurarsi il privilegio di potermi possedere. Questa sera non esistono convenzioni sociali, non esistono legami ne contratti, semplicemente il maschio più forte avrà la sua femmina, e lei si concederà a lui e al suo volere, per una notte intera, senza nessuna possibilità di scelta.

Questo pensiero mi regala una scossa violenta, faccio fatica a non darlo a vedere.

Mio marito sembra teso, il nostro ospite appare sicuro e rilassato, penso che sia in posizione di vantaggio. Mi immagino già tra le sue braccia, completamente nuda, lui che mi solleva, mi infila la lingua in bocca e scende a rovistarmi con le dita dentro alla passera… e poi mi immagino inginocchiata davanti a lui mentre gli succhio il cazzo, con un braccio stretto intorno alle sue cosce, l’altra mano a massaggiargli i coglioni gonfi: la bocca che lo stringe morbidamente, la lingua che si muove avvolgendo la cappella… per poi farlo uscire e baciarlo esternamente, facendo scorrere le labbra su e giù per l’asta, dalla punta fino alla base.

Sento un fuoco all’altezza dell’ombelico, poi quasi una scossa elettrica, un lago tra le gambe. Incredibile, sto quasi per venire senza neanche sfiorarmi… stringo forte le cosce e riesco a contenermi…

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È suonata la mezz’ora, dieci minuti di pausa, ci alziamo e beviamo qualcosa; un Martini per lei, un Whisky per il nostro ospite e un bicchiere di rosso per me.

Lui appare spavaldo e sicuro di se, sorride, si piega verso Sara e le sussurra qualcosa che non comprendo; lei ha un fremito, è già visibilmente accaldata, gli appoggia una mano sul petto, poi si volta e torna alla sua poltrona. Gli occhi di lui non si staccano dal suo fondoschiena, io cerco di rimanere concentrato sulla partita.

Ancora qualche istante e riprendiamo posto.

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Ho una voglia incredibile di sesso. Non mi importa chi sarà, ma adesso devo essere scopata. Voglio solo che finisca presto, ho un fuoco tra le cosce, non resisto più.

Do un’occhiata al timer, la partita è ricominciata da sedici minuti e ora appaiono più guardinghi, le mosse sembrano più ponderate.

Ancora un paio di minuti, una mossa del nostro ospite, poi la voce di mio marito, tranquilla, quasi indifferente:

“Cara, preparati, sei mosse e sono da te”.

E nel silenzio assoluto:

guardo Nico che muove un alfiere…

“Una”

guardo il suo avversario che osserva la scacchiera senza comprendere, lascia passare quasi completamente il minuto a disposizione, poi muove di lato la regina.

Immediatamente, senza pensarci, lui sposta un pedone.

“Due”

Un’ultima occhiata all’espressione del nostro ospite, scuote leggermente la testa, forse sta cominciando a comprendere. Poi non guardo più nulla…

mi alzo e sciolgo i capelli; mi sfilo il tubino lasciandolo cadere a terra e riprendo posto in poltrona… con le gambe divaricate, appoggiate sui braccioli, la mano destra a tormentarmi un capezzolo, il medio della sinistra che struscia lentamente sul clitoride…

Ho la vista annebbiata, intuisco lo sguardo di lui che passa continuamente dalla scacchiera alla mia mano che si muove tra le gambe.

E la voce profonda di mio marito che scandisce il susseguirsi delle mosse…

“Tre”

Una scossa elettrica dalla schiena alla punta dei piedi…

“Quattro”

Una contrazione che parte dal ventre per concentrarsi in mezzo alle cosce…

“Cinque”

I muscoli che si tendono, le gambe che si irrigidiscono. Un violento pizzicotto al capezzolo, il movimento della mano che  diventa frenetico, non più una o due dita ma tutto il palmo che struscia e ruota e preme e poi rilascia…,

“E sei!”

Un rantolo in gola, non è ancora il momento, mi infilo dentro tre dita, violentemente, in profondità, e le ruoto per qualche secondo, poi di nuovo dall’esterno, e ora tutto è silenzio, tutto è immobile, ci siamo solo io e il mio corpo e la mia mano e la mia voglia e la mia figa che brucia e il mio orgasmo che sta per esplodere e che trattengo ancora un istante e poi lo sento, “toc”,  il legno che cade sul legno, il re che si abbatte sconfitto, e ora lo lascio fluire, rovescio la testa all’indietro, faccio partire un urlo strozzato, allontano la mano dalla passera mentre scalcio violentemente con entrambe le gambe, è un piacere tanto violento che sembra insopportabile, tremo ancora per qualche secondo e poi è pace… non sento nulla, non vedo nulla, sono completamente esaurita, ho assolutamente bisogno di rigenerarmi…

Poi, dopo mille anni, una voce lontana mi risveglia dal torpore …

“Amore, il nostro ospite sta andando via”

Non so quanto tempo sia passato, sicuramente solo pochi minuti; mi alzo malferma, li raggiungo barcollando davanti alla porta d’ingresso.

Lui appare distrutto, immagino non abbia più detto una parola, mi guarda implorante, mi fa quasi pena, ma adesso che mi sono sfogata non avverto più l’attrazione di prima…

Mi volto verso mio marito ed è la solita folgorazione: si sta sbottonando la camicia, che adesso è quasi completamente aperta sul petto muscoloso, e sorride di quel suo sorriso sempre così appena accennato… e in quel momento ritrovo in un istante tutta la sua personalità, la sua apertura mentale, la sua capacità di pensare fuori dagli schemi, il suo altruismo, la sua incredibile fantasia e il suo amore infinito per me, e questo riesce a risvegliare immediatamente tutti i miei istinti.

“Caro mettiti comodo, accompagno io il nostro ospite al cancello”

E così io sono già di nuovo io. Non indosso calzature, non mi metto nulla addosso. Scelgo di vivere quest’ultima trasgressione, l’ultima fino all’anno prossimo, fino al prossimo compleanno, quando ci sarà una nuova partita, o chissà cos’altro…

Lo prendo per mano e lo accompagno lungo tutto il vialetto, si lascia guidare senza dire una parola.

Prima di aprire il cancello ci guardiamo per un attimo, voglio comunque ringraziarlo, ha contribuito a regalarmi sensazioni indescrivibili…mi metto davanti a lui, mi alzo in punta di piedi e gli stampo un morbido bacio sulla bocca, una mano appoggiata sulla sua spalla destra e l’altra che gli tasta lentamente il pacco tra le gambe, e quello che sento non mi dispiace affatto.

Lui sembra scuotersi, si allunga verso di me e prova delicatamente a cingermi con le braccia, ma lo respingo, gli indico il cancello e gli faccio capire che è ora di lasciarci soli…

“Mi dispiace tesoro, hai perso la tua occasione… mi sarebbe piaciuto sai? sembri ben attrezzato, e là dentro ci ho fatto più di un pensierino… sarebbe stato bello, avrei voluto fossi tu il primo ad avermi come premio”.

Chiudo e torno indietro, molto lentamente. Sulla pelle nuda, la calda brezza della sera mi dà comunque i brividi. Per qualche istante accarezzo l’idea di accendere completamente le luci del giardino, perché qualche fortunato passante possa godere della vista del mio corpo nudo… o forse potrei riaprire il cancello e muovere qualche passo fuori… l’idea mi accende di nuovo, in serate come questa sono una bomba in cerca di innesco, ma mi faccio forza e rientro, lui è la che mi aspetta, ha vinto ed esige il suo premio.

Chiudo la porta e mi dirigo in salotto; lo trovo li, nudo, una mano sul cazzo completamente eretto, nell’altra un rotolo di corda; in piedi, sulla scacchiera, un oggetto che non ho mai visto prima, un dildo di vetro di pregevole fattura e di discrete dimensioni.

Ad un paio di metri, su un treppiede, la nostra videocamera, il led rosso che lampeggia, ha già cominciato a registrare…

Una vampata di calore tra le gambe, poi un sorriso illumina il mio volto. Non so cosa ha in mente, ma so che, come sempre, quello che sarà, sarà per me e per il mio piacere.

Arrivo a un passo da lui, mi inginocchio e, da pochi centimetri di distanza, percorro il suo corpo con lo sguardo, dai piedi alle cosce, poi al membro, all’ombelico, al petto, su su fino al suo viso. Ci guardiamo intensamente negli occhi, poi abbasso lo sguardo, piego la testa e gli porgo i polsi…

“Nico, fai di me quello che vuoi…”.

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