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Quel suo sguardo perverso

By 21 Aprile 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Perdonami, ma trovo la tua riluttanza alquanto fuori luogo’.
‘Va a finire che ho torto io ora!’.
‘Non è quello. Solo che, pensaci, l’animo umano non è poi tanto diverso da questo posto. E il nostro, nulla più che uno dei modi nei quali si possono esprimere alcune delle sue sfaccettature’, dissi ad Eleonora mentre ci aggiravamo nel labirinto degli specchi. Lisa ci osservava in silenzio, cercando a tentoni una via d’uscita.
Gestivo da poco quel ramo delle giostre, ma avevo apportato alcuni miglioramenti che rendevano ben più arduo del normale orientarsi nel labirinto. Persino io, che conoscevo a menadito il percorso, a volte faticavo a ritrovarmici, fra luci stroboscopiche, zone buie e pareti a specchio.
Appena prima dell’inaugurazione, avevo chiesto a Lisa di testare il frutto del mio lavoro. Ne fu entusiasta, ed io con lei, dato che la stima che nutrivo nei suoi confronti mi portava a fidarmi pienamente del suo giudizio.
Il giorno concordato si presentò con la sua amica Eleonora, che conoscevo da qualche settimana e trovavo decisamente una piacevole interlocutrice. Nel corso della mattinata mi ritrovai, così, a chiacchierare e scherzare in compagnia di queste due belle ragazze mediterranee che, dopo pranzo, condussi al sito delle giostre. Proprio durante il tragitto, io e Lisa ci trovammo a confidare alla terza il nostro hobby comune, lo scrivere racconti a tema erotico. Eleonora non si disse scandalizzata o particolarmente colpita da ciò ma, certamente, il suo atteggiamento non lasciava trapelare la serenità d’animo che ostentava.
Così, capitò che, nei minuti successivi, più volte il discorso cadesse sempre sullo stesso tema. Fin quando, trovandoci a girare per il labirinto, non ebbi servita la metafora perfetta di quello che la scrittura rappresentava per me. E per Lisa. Un modo per esplorare noi stessi, un modo di perdersi tra le illusioni, i desideri, le voglie, pulsanti o silenti. Nonché un modo per esprimerle, elaborarle, recuperare il bandolo della matassa che, dal profondo del nostro inconscio, ci aiutava a riemergere nella realtà.
Lisa non poté fare a meno di accennare alla nostra amica quello che, per noi, era ormai un vero e proprio tormentone. Il suo proverbiale lato oscuro. Quello che celava dietro la sua parvenza da ragazza impeccabile ma che, con sempre più insistenza, scalpitava per venire fuori, per essere appagato, soddisfatto.
Eleonora non sembrava comprendere a pieno le parole dell’amica. O forse non voleva farlo. ‘Per me resterai sempre la brava ragazza che conosco da anni’, le rispose, ‘Di certo non cambio idea su di te solo perché puoi aver voglia di farti una scopata ogni tanto’. Io e Lisa ci guardammo per un istante attraverso l’unico vetro che ci separava in quel momento. Mi conosceva fin troppo bene, non poté non notare un lampo attraversare i miei occhi. Quel lampo.
Distogliendomi a fatica da lei, tornai a rivolgermi all’altra, appena più distante da noi. ‘Vedi, non è questo il lato oscuro di Lisa. Non è certo il farsi una scopata a renderla così’ interessante’. Lo sguardo interrogativo che Eleonora mi riservò, mi spinse a continuare. ‘Lisa ha un incendio dentro. L’ho capito sin dalla prima volta che ho scrutato quegli occhi. Guardala’, le dissi, spostando, poi, la mia attenzione sul soggetto del discorso, che guardò a sua volta l’amica non celando un abbozzato sorriso. ‘Lo vedi il suo sguardo? E’ provocatorio, lussurioso, perverso. Implorante, oserei dire’. ‘Cosa?’, replicò Eleonora, con un filo di voce. ‘Lei ha sempre una voglia latente che le urla dentro. Brama solo qualcuno che sappia trovare la chiave per farla uscire’ che sappia come prenderla’, dissi, tornando a perdere i miei occhi in quelli di Lisa. ‘Qualcuno che sappia guidarla, portarla a scavare sempre più a fondo. Comprenderlo e dominarlo quel lato oscuro’. ‘Si’ ho capito’ ma ora’ bas”, provò ad obiettare Eleonora. Io, però, continuai imperterrito, notando come il respiro di Lisa fosse lievemente accelerato. Sapevo bene cosa questo significasse, e non ero certamente meno eccitato di lei in quel momento. ‘Sono certo che, solo a sentirmi parlare di questo, solo a immaginare quanto due perversi come noi riescano a godere insieme, la sua figa sia già umida sotto quella gonnellina’. ‘Ma che cazzo dici, oh!’, intervenne Eleonora, rossa in volto, ‘Andiamocene di qui!’, disse all’amica con voce alterata e sbattendo furiosamente le mani contro gli specchi per cercare l’uscita. Ma Lisa non le diede ascolto, né distolse i suoi occhi dai miei.
‘Non ho forse ragione?’, le chiesi. ‘Si”, mi disse, quasi in un sussurro. Mi rivolsi ad Eleonora, senza smettere di guardare Lisa. Le mie parole erano per lei più che per l’amica, e lo sapeva bene. ‘Sai, la nostra Lisa è anche molto esibizionista’ e sa che non mi va che indossi le mutandine quando ci vediamo. Scommetto che non l’ha fatto neppure oggi’. Lisa, paonazza, non riusciva a staccare gli occhi da me. Non avevo più guardato Eleonora, ma il silenzio proveniente dalla sua direzione lasciava trapelare quantomeno turbamento, se non proprio uno choc emotivo.
‘Tira su quel bel vestitino, fammi vedere se hai fatto la brava’, le dissi con voce suadente. Come in trance e accennando un sorriso che ben conoscevo, Lisa eseguì. Spostava i suoi occhi da me ad Eleonora. Seppur con un leggero imbarazzo che la rendeva meno spavalda del solito e un lieve rossore a colorarle le guance, il sorriso sfrontato sul suo volto non scompariva neppure nei momenti in cui lei ed Eleonora incrociavano i loro sguardi. Sembrava quasi sfidarla, sembrava quasi volesse esser certa di cancellare dalla sua testa l’immagine della brava ragazza, mostrare il suo vero io. Il tessuto risalì lungo le sue cosce, rivelando l’assenza dell’indumento intimo ed esponendo un pube che calamitava le mie attenzioni. ‘Allarga un po’ le gambe, fatti vedere bene”, continuai. Lisa si appoggiò di schiena al vetro alla sua destra, aprendo appena le cosce. Senza che ebbi il tempo di darle ulteriori istruzioni, vidi le sue dita sfiorare la pelle nuda, fino a lambire le grandi labbra.
Per un istante, spostai la mia attenzione su Eleonora, che la guardava a bocca aperta.
Con l’indice e il medio, e sempre guardando ora me ora la sua amica, Lisa aveva preso a massaggiare il suo sesso, sfregando le dita lungo le labbra. ‘Sei eccitante da morire’, le dissi, osservandola compiaciuto. ‘Vorrei fare io ciò che stai facendo tu. Ma non con le dita”. Sospirò, socchiudendo gli occhi e aumentando il ritmo di quella stimolazione. ‘Vorrei strofinare il mio cazzo contro quelle labbra. Spingerlo per allargartele. Bagnarlo dei tuoi succhi prima ancora di penetrarti’. I sospiri di Lisa si tramutarono presto in gemiti, mentre le sue dita presero a tormentare con sempre più vigore le sue grandi labbra ormai arrossate.
‘Basta giocare’ riempiti, voglio sentire quanto sei bagnata. Voglio che ti scopi davanti a me. Davanti a noi’, sottolineai. Eleonora era stravolta, incapace di reagire. Lisa, invece, non si lasciò ripetere il mio comando. Si accasciò completamente contro il vetro, e con due dita cominciò a masturbarsi violentemente, chiudendo gli occhi e non trattenendo gemiti e urletti di piacere.
Quando vidi le sue gambe irrigidirsi, le ordinai di fermarsi. Un ‘no’ strozzato le uscì dalla bocca mentre, a malincuore, eseguiva il mio comando. Strabuzzò gli occhi, con uno sguardo che chiedeva solo di godere. Mi divertiva tenerla sul filo dell’orgasmo. Far crescere in lei la voglia, portarla al limite. Renderla disposta a tutto pur di esplodere di piacere. ‘Fammi vedere quanto sei bagnata’, le intimai. D’istinto, divaricò ancora di più le cosce. ‘Non così. Piegati in avanti. Voglio vedere la tua figa gocciolante premuta contro il vetro’. Eseguì senza ribattere. Colsi un gemito quando il suo sesso bollente si posò sul vetro freddo. Le sue labbra e le sue natiche erano invitanti, tanto che il mio membro era teso allo spasimo sotto i jeans. Guardai Eleonora con la coda dell’occhio. Immobile, con gli occhi sgranati e la bocca quasi spalancata. Lisa, invece, sembrava non curarsi più di lei adesso. Muoveva il bacino per stimolare il suo sesso contro la parete trasparente che lo comprimeva, lasciando rivoli di umori che opacizzavano la superficie e, ad ogni passaggio, si spalmavano sulle cosce e i glutei. ‘Ti prego”, sussurrava, durante la sua esibizione, ‘Ti prego’ fammi godere”. ‘Che cosa vuoi?’, le chiesi. ‘Voglio che vieni qui’ voglio che mi scopi. Sbattimi, fottimi, fammi quello che vuoi, ma fammi godere!’, urlava quasi con rabbia.
Alle sue parole mi spostai rapidamente, scomparendo per un istante dietro una superficie riflettente e riapparendo subito dopo nel suo stesso antro. Lisa neppure se ne rese conto. L’afferrai per i capelli senza permetterle di alzarsi, ma posizionandola col viso rivolto verso Eleonora.
‘Apri gli occhi’, le dissi, sbottonando i jeans e facendoli scivolare, assieme agli slip, fino alle caviglie.
Lisa incrociò ancora lo sguardo della sua amica. Io vidi il suo riflesso in uno degli specchi. Era assente, completamente soggiogata dalla voglia e dalla passione.
‘Lo vedi?’, dissi pacatamente ad Eleonora, sfregando la mia cappella gonfia lungo le labbra del sesso di Lisa. ‘Lo vedi questo sguardo? Lo vedi l’incendio di cui ti parlavo? La sua voglia di godere, di farsi scopare, mente e corpo?’.
‘Dai’ ci vedono”, provò a ribattere Eleonora.
‘E’ vero. Parecchia gente lavora qui’, dissi sornione, mentre il mio glande penetrava appena il sesso di Lisa. La tirai per i capelli per costringerla a voltarsi e guardarmi negli occhi. ‘Per cui’ lasciati andare’ voglio sentirti urlare senza risparmiarti. Voglio che il tuo piacere risvegli i morti. Voglio che la mia troia goda sotto gli occhi di tutti’. Non finii neppure di parlare che rivolsi ancora il volto di Lisa verso quello della sua amica, e la penetrai in un sol colpo, strappandole un grido lancinante. Presi da subito a scoparla con foga, le sue urla e i suoi incitamenti si susseguirono senza soluzione di continuità, e io non mancai di sottolineare l’evidente. ‘Tieni gli occhi aperti mentre ti scopo. Fai vedere alla tua amica chi sei davvero. E guardati tu stessa in uno degli specchi. Guarda il tuo viso sconvolto. Guarda il fuoco nei tuoi occhi’, le dicevo, mentre il rumore dell’asta che entrava e usciva dal suo sesso fradicio e quello delle mie palle che impattavano contro le sue labbra ad ogni affondo accompagnavano il suono delle nostre voci, e il suo odore aveva ormai riempito l’aria.
Un urlo più acuto uscì dalla sua bocca poco più tardi, un istante prima che anch’io raggiungessi un orgasmo devastante, restando dentro di lei e riempiendola del mio seme denso e abbondante.
Quando le sue gambe cedettero, la adagiai in ginocchio, prendendo possesso della sua testa ed avvicinandola al mio membro duro e lucido, affinché lo ripulisse con la bocca, mentre il mio sperma iniziava a fuoriuscire bagnandole l’interno cosce.
Eleonora non aveva più mosso un muscolo e, per lunghi secondi non lo feci neppure io, limitandomi a godere del contatto della lingua di Lisa sulla mia asta e ad ascoltare i rumori che emetteva mentre succhiava la mia cappella, con immutato desiderio di sentirla ancora dentro di sé.

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