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Scambio Culturale – Ultimo Capitolo – Un dolce Addio

By 3 Febbraio 2022Febbraio 22nd, 20222 Comments

Un dolce addio
Rimango sconvolto ed inspiegabilmente eccitato per circa una ventina di minuti, il cervello continua a farmi rivivere in loop l’ultimo incontro con Gabrielle: la sorpresa mista a paura della sua improvvisa comparsa dietro di me, la salda presa intorno al cazzo, i brividi di piacere, quel soffice indice che corre lungo tutta l’asta con un tocco leggero proprio nei punti giusti, punti che non sapevo nemmeno fossero così sensibili, le sue unghie sulla mia cappella gonfia come non mai e poi l’esplosione di puro piacere che mi sconquassa il corpo in un’onda travolgente, il suo sorrisetto compiaciuto, lo sguardo tagliente, il sapore del mio sperma in bocca così acre eppure meno rivoltante di quanto pensassi. Brividi mi corrono lungo la schiena e ci vuole tutta la mia forza di volontà per alzarmi e pulire quel disastro. Sono sfinito.

Il resto della giornata scorre tranquillo: Gabrielle a fare shopping con mia madre ed io davanti alla Play al sicuro nella mia stanza.

A cena sembriamo una piccola famigliola felice e parliamo del più e del meno, niente sorprese, niente piedini sul mio pacco, niente sguardi o allusioni, tant’è che ciò che è stato comincia già a sembrare frutto della mia fantasia perversa e quella tensione elettrica che aveva accompagnato le 2 giornate precedenti comincia piano piano a sciogliersi.
Sono di buon umore. L’indomani Gabrielle sarebbe ripartita verso casa concludendo quella 3 giorni italiana e, con ogni probabilità, non ci saremmo più risentiti. Ci sarebbero state le solite mail di corrispondenza per un breve periodo, più per fare felici i miei che per altro, ma sarebbe ben presto andato a noia ad entrambi per spegnersi com’era cominciato.

La serata scivola via fra convenevoli e le solite barzellette di papà alle quali Gabrielle ride per cortesia non capendo gran parte delle battute. Alle 23 e 30, circa, ci diamo la buona notte e lasciamo Gabrielle andare a preparare i bagagli per la partenza imminente. Colgo l’occasione al volo per rituffarmi nel mio libro finchè, esausto, crollo a letto.

Sogno di essere un famoso pirata a bordo della mia nave, la più temuta dei 7 mari. I miei uomini, fedeli e senza scrupoli, stanno combattendo una feroce battaglia contro la marina che ci ha circondati in un’ imboscata. In un attimo sono nella baraonda a tirare fendenti con la mia spada scintillante, ben sapendo di andare incontro a morte certa, in uno scenario senza vie di fuga. Riprendo i sensi all’interno della stiva di una nave, ammanettato al muro e con un gran cerchio alla testa. Una figura incappucciata mi guarda dal fondo della stanza, irriconoscibile. Avanza lentamente, superando le fredde sbarre della cella come fossero fatte di polvere, si sfila il cappuccio che le celava il volto… è Gabrielle?!

Mi sveglio di soprassalto e faccio per tirarmi su ma qualcosa mi trattiene inchiodato al letto: sono ammanettato alle sponde. La sorpresa precede la paura e a malapena trattengo un urlo quando vedo sbucare dalle tenebre della mia stanza Gabrielle. Tremendamente e paurosamente bella. Un ghigno in faccia. Provo a protestare ma con un movimento felino si avvicina e mi riempe la bocca con quelle che sembrano mutandine da donna, impedendomi di parlare.

“Shh, dormono tutti Brandon. Non svegliare”

Mi fa l’occhiolino e, come se nulla fosse, mi sfila i pantaloni del pigiama lasciandomi in mutande, ammanettato ed in suo completo potere. Mi afferra le gambe e me le fa piegare e divaricare lasciando palesemente intuire quale sarà la sua preda per la serata.

Le sue mani si appoggiano sulle mie rotule e cominciano a scendere giù, lungo l’interno coscia, in un movimento leggerissimo e lentissimo che mi sconvolge il corpo con dei brividi tremendi, come fosse una sorta di solletico ma elettrico, intenso, paradisiaco. Non appena ai polpastrelli sostituisce le unghie sento l’erezione crescere prepotente e tendere le mutande come volesse squarciarle. Gabrielle se ne accorge all’istante ed il suo sguardo si trasforma in quello di una tigre affamata, il suo viso è lo specchio della brama e della voglia che le annebbiano il cervello, mi sfila rapidamente le mutande come se non potesse più aspettare ed accoglie con un sorriso di pura gioia il mio cazzo che salta fuori, rimbalzando dolcemente, in tutta la sua durezza.
Io sono inebetito, consumato da una voglia incontrollabile eppure troppo spaventato per fare qualsiasi cosa.
La consapevolezza di essere completamente in suo potere mi dà lampi di piacere come frustate in tutto il corpo.
Voglio essere un giocattolo, voglio essere usato.

Gabrielle mi afferra il cazzo e comincia a segarlo furiosamente, un su e giù velocissimo che mi prende alla sprovvista, poi sembra calmarsi e riprendere il controllo di se, rallentando il ritmo e cominciando a giocarci come fosse una gattina con un gomitolo di lana. Le sue dita prendono a scivolare lungo il mio cazzo, una ad una, tracciando sinuose traiettorie di piacere, a volte seguendo una vena giù fino alla base, altre semplicemente tracciandone i contorni in una lasciva danza.
A questo punto lo afferra saldamente e lo stringe come volesse stritolarlo. La sua mano comincia a scendere ma lentamente quasi che la forza di quella stretta ne rallentasse i movimenti e la corsa, sconvolgendomi di piacere.
Continua a lungo con questa piacevolissima tortura e non appena comincio a rendermi conto che non ho mai provato un piacere così intenso, così a lungo, mi sorprende di nuovo abbassandosi, spalancando quelle sue labbra sottili e delicate, e prendendolo in bocca seguendo il movimento della mano che, lenta e inesorabile, non si era fermata un attimo.
Gemiti di piacere vengono attutiti dalle mutandine nella mia bocca, mentre quelle labbra avvolgono la mia cappella pulsante e la coccolano in un caldo, avvolgente abbraccio. La sua lingua comincia a saettare di qua e di là con colpi veloci e magistralmente eseguiti, la sento, ruvida sulla mia pelle, lambire i miei punti più sensibili, giocare con il frenulo, avvolgere la cappella e, dopo un affondo particolarmente vigoroso, andare ad accarezzarmi fugacemente le palle.
Abbondanti rivoli di saliva fuoriescono dai lati della bocca di Gabrielle mentre continua, incurante dei miei gemiti, a fare su e giù lungo il mio cazzo estasiato dal trattamento. A volte si stacca per scendere a leccarmi le palle, prendendole in bocca una ad una e poi entrambe, mentre la sua mano si concentra solamente sulla cappella con movimenti circolari quasi come volesse lucidarla.
Torna a penderlo in bocca, questa volta con più foga, e non aiutandosi con le mani che, invece, corrono sotto la mia maglietta e si arrampicano sul mio petto fino a raggiungere i capezzoli. Li stringe così forte da darmi la scossa e mi sorprendo di quanto piacevole mi risulti questo brutale trattamento. Il mio cazzo sembra indurirsi ulteriormente, più di quanto pensavo fosse umanamente possibile e Gabrielle sembra accorgersene perchè aumenta il ritmo delle pompate e continua a torcermi i capezzoli con sadico accanimento.
Sento crescere un tremendo orgasmo all’interno di tutto il corpo, pronto ad esplodere in un urlo liberatorio, quando Gabrielle inaspettatamente si ferma di botto staccandosi da me e lasciandomi con tutti i muscoli del corpo tesi fino allo spasmo alla ricerca di un solo ultimo tocco che possa dare modo al mio piacere di liberarsi in tutta la sua furia repressa, ma quel tocco non arriva, la vedo fissarmi soddisfatta e far correre un dito lungo la mia gamba destra, tesa come una corda di violino da quel piacere inesploso. Lentamente il mio corpo si rilassa e torno a distendermi stancamente sulla schiena, quasi temendo che Gabrielle se ne andasse senza terminare l’opera, ma lei non perde tempo e si rimette subito a lavoro sul mio cazzo, oramai duro come il marmo.
Fa colare della saliva lungo tutta l’asta e lo riprende saldamente in mano, segandolo furiosamente. Il piacere da poco sopito torna alla carica all’istante e ricomincia a crescermi dentro. Gabrielle continua quel su e giù velocissimo, lubrificato dalla sua saliva e non appena sente un ulteriore indurirsi del cazzo, chiaro segnale dell’orgasmo ormai imminente, si ferma bruscamente lasciandomi ancora una volta ad un passo dall’esplosione, con il corpo in estasi ed il cervello in pappa. Di nuovo i miei muscoli si irrigidiscono tutti contemporaneamente e sento ribollire l’orgasmo all’interno dello stomaco.
Ho la testa vuota, non riesco a pensare a nulla che non sia il mio piacere, sento la saliva colarmi ai lati della bocca attraverso le mutandine e scivolare giù lungo il collo. Gabrielle è in estasi, è evidente che torturarmi e farmi impazzire le sta provocando un piacere intenso, molto vicino a quello di un vero orgasmo. La sua faccia è distorta dal godimento, tiene gli occhi incollati sul mio cazzo, ne segue ogni pulsazione come ipnotizzata, aspetta con impazienza che il mio corpo torni a rilassarsi per potermi di nuovo saltare addosso e riprendere a succhiare e segare come una forsennata.
Riprende con maggiore foga e, di nuovo, mi lascia ad un’unghia dal venire. Ancora e ancora. Durante le pause, ora, mi stuzzica il cazzo soffiandoci piano piano, prolungando quello stato di attesa spasmodica, assaporando i miei sforzi, la mia tensione.

Dopo quelle che sembrano ore si china in avanti, accostandosi al mio orecchio e mi sussurra:
“Fai il bravo ora Brandon, abbiamo quasi finito”

Scosta le mutandine che aveva utilizzato come bavaglio e mi infila l’indice in bocca lasciandoselo succhiare ed insalivare per bene. Una volta soddisfatta del mio lavoro scende a prendere di nuovo in bocca il cazzo e comincia ad andare su e giù serrando le labbra il più possibile, lentamente, con affondi sempre più profondi, ingoiandolo tutto con estrema facilità. Sento un solletichio strano salirmi dall’inguine fino in fronte, una piacevole sensazione diversa dalle altre, come se fosse il piacere di qualcun’altro, un piacere alieno, diverso. In un instante di lucidità realizzo quello che sta succedendo e comincio ad emettere gemiti di protesta per fermarla, tirando le catene e mettendo a dura prova la sponda del letto.

Gabrielle mi stava piano piano massaggiando ed allargando il buco del culo con l’indice che io stesso avevo insalivato poco prima.

Tra un affondo di bocca e l’altro, lentamente ma in maniera decisa, mi infila tutto l’indice nel culo arcuandolo all’insù una volta entrato e scatenando nel mio corpo una reazione totalmente inaspettata. E’ come se un orgasmo senza sborrata fosse appena esploso al mio interno. Un piacere puro, selvaggio mi attanaglia il corpo e manda in estasi ogni mia cellula. E’ come venire ma in una maniera del tutto nuova e strabiliante.
Incoraggiata dalle contrazioni del mio corpo e dal visibile piacere che quell’innocente ditino mi stava regalando, Gabrielle decide che è ora di darmi il corpo di grazia e, presa in bocca solo la cappella, comincia a segarlo furiosamente con la mano libera. E’ troppo.

Esplodo in un orgasmo tremendo che come un’onda incontrollabile travolge il semi-orgasmo di prima e lo trascina con se in un tripudio di mulinelli all’interno del mio stomaco. Il piacere è così intenso da trasformarsi in dolore a tratti, sembra come se stessi godendo già da 10 minuti, un estasi dei sensi interminabile. Sborro tantissimo, come un fiume in piena, riempendo la bocca di Gabrielle con abbondanti schizzi di caldo seme ad intervalli regolari, sborro per 20/30 secondi consecutivi, tanto che Gabrielle, sorpresa da quell’abbondanza, con un colpo di gola ricaccia fuori buona parte della sborra che le avevo riversato dentro, imbrattandomi le palle e raccogliendola con il palmo della mano il cui indice stava ancora danzando all’interno del mio corpo.

A poco a poco si placa la tempesta e torno in me. Sono sconvolto, stanco e completamente svuotato. Riapro gli occhi che avevo serrato durante l’orgasmo e mi trovo di fronte Gabrielle che mi fissa divertita, si avvicina a me, mi sfila le mutandine dalla bocca e mi bacia.
Le mie labbra si schiudono ad accogliere quell’inaspettato gesto di tenerezza e ne approfitta subito per lasciarci scivolare dentro la sborra che aveva conservato in bocca per me. Non mi ritraggo. Ora ho ben chiaro chi sono e cosa voglio. La bacio con veemenza ed avidamente bevo il mio seme dalle sue labbra, come fosse il più buono dei succhi, consapevole che la mia lascività sia fonte, per lei, di ulteriore piacere. E’ la mia resa incondizionata, la mia bandiera bianca.

Si stacca, mi infila di nuovo le mutandine in bocca e, senza dire una parola, silenziosa come un gatto, se ne va dalla stanza. Non ho idea di che ore siano e non mi interessa.
Imbavagliato, ammanettato al letto e completamente ricoperto di sperma crollo istantaneamente in un sonno profondo e senza sogni.

A quanto pare venne di nuovo a farmi visita durante la notte ma non la sentii nemmeno.

Mi sveglio senza manette e bavaglio. Sul petto ho appoggiata una fotografia di quelle istantanee. Ci sono raffigurato io che dormo. Sono nudo, coperto di sperma rappreso, con un paio di mutandine in bocca e…ho il cazzo duro.

Au revoir, Gabrielle.

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