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Racconti Erotici Lesbo

Kikka

By 29 Maggio 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono in classe, seduta al mio banco, tu Padrona, mi guardi passando tra le file dei banchi, come mi hai chiesto per telefono, questa notte, indosso un tailert grigio, con le autoreggenti grigio scure, una camicetta bianca ed un foulard al collo, porto i capelli raccolti a chignon e sono truccata un poco più del solito, sapendo di farti piacere, anche perché ora non maschero sotto i capelli il mio visino.

Ti avvicini in silenzio dietro di me e mi accarezzi la nuca, giochi con un ricciolo di capelli che sfugge dalla crocchia di capelli, poi con le dita ti infili sotto il nodo del foulard, accorgendoti che la tua piccola Kikka, indossa il collare, compiaciuta tiri con le dita il collare, facendo forza sulla mia morbida pelle, poi vedendo il mio imbarazzo crescere quando tutti gli occhi dei miei compagni si puntano su di me, ti allontani sorridendo, mentre io arrossendo fisso tremante il foglio sul banco, mentre il perizoma stretto tra le gambe comincia ad inumidirsi sempre più.

Suona la campanella e mentre stò per alzarmi per uscire mi fai segno di aspettare, devi parlarmi.

Mi risiedo ed aspetto che l’ aula si svuoti poi mi rialzo e mi avvicino alla cattedra dove tu ti sei seduta per controllare i registri prima di uscire, quando sei certa che ti sia vicinissima, sollevi il capo facendo sciogliere i tuo capelli fulvi, come una cascata fiammeggiante e sorridendo mi guardi compiaciuta.

Finalmente sei contenta della tua piccola Kikka, di come si stia impegnando a scuola ma anche di come stia diventando una brava docile schiava; mi comunichi che per i giorni di vacanza tu, ti recherai a Berlino per un congresso e che non vuoi andarci da sola per cui sia la dolcissima Lulù, sia la piccola Kikka ti accompagneremo nel tuo viaggio, mi dici che hai già informato mamma e di correre a casa a preparare i bagagli, perché passerete a prendermi nel pomeriggio.

Non sono mai andata via da Venezia, mai sono stata in un aeroporto e la sola idea di salire su di un aereo mi terrorizza. Sono rimasta vestita come questa mattina, ho portato con me il mio piccolo trolley, l’ unica differenza rispetto a questa mattina ho indossato le catenelle come mi hai richiesto che ho indossato con l’ aiuto di Lulù, e ho tolto il perizoma che ti ho dato e che ora porti in borsetta e che ogni tanto annusi, alternandolo a quello di Lulù.

Siamo sedute in sala d’ aspetto, aspettando il momento dell’ imbarco, mi guardi sorridendo con Lulù, osservando la mia tensione, non riesco a stare tranquilla, mi guardo attorno curiosa come una bambina. Tesa ad assaporare questa nuova esperienza, osservo le altre persone fissando lo sguardo sulla hostess bionda al check in, che osserva altera e distratta le carte di imbarco al cancello del gate.

E’ molto bella, elegante nella sua uniforme, magra, le invidio gli splendidi occhi azzurri ed i capelli lunghissimi biondi sapientemente raccolti ed il collo lungo che appare dal foulard di seta avvolto al collo.

Si gira ed improvvisamente guarda nella mia direzione, dio mio che vergogna, non ho mai guardato così attentamente un’ altra donna, se non tu Padrona o Lulù, arrosisco e tremante mi alzo, prendo dalla mia borsetta i mie occhiali da sole che indosso e le sigarette e mi avvicino alla vetrata che guarda verso la pista ed osservo gli aerei fermi sulla pista.

Sento una mano sulla mia nuca, tendere il collare, giro lo sguardo, incrocio i tuoi occhi Padrona, mi guardi severa, mi dici che non posso fumare e mi sfili gli occhiali da sole sorridendomi, poi ti avvicini baciandomi stringendomi forte a te, ci risiediamo lentamente mentre sorridi compiaciuta alla hostess, che ricambia con un sorriso malizioso.

Ci chiamano, &egrave il momento dell’ imbarco, in fila ci avviciniamo al gate, prima passi tu Padrona, sorridi alle hostess, poi vi dite qualcosa in tedesco, che io non capisco, poi &egrave il turno di Lulù anche lei sorride passando davanti a loro, poi &egrave il mio turno, mi avvicino mostro la carta di imbarco, certa di seguire tranquillamente il vostro esempio, ma qualcosa non và, mi fermano e mi fissano con aria interrogativa, inizio a preoccuparmi vedendo voi due sparire in fondo al tunnel che vi stà portando verso l’ aereo, arrosisco mentre loro osservano attentamente i miei documenti, sono davanti a lei, e certamente mi ha riconosciuta, mi sorride dicendomi qualcosa che purtroppo non capisco, la guardo implorandola con lo sguardo di farmi imbarcare, lei sorride si avvicina e baciandomi mi restituisce i documenti, poi prendendomi per mano mi conduce nel tunnel e nell’ aereo mostrandomi il mio posto e sedendosi vicino a me capisco che ci accompagnerà a Berlino.

La guardo mentre mi allaccio la cintura di sicurezza, imitandola, poi mi giro verso l’ oblò e mi infilo le cuffiette dell’ I-pod ed ascolto la mia musica preferita.

L’ aereo inizia a rullare chiudo gli occhi stringendo forte le mani affondando le unghie nel tessuto dei braccioli, sono terrorizzata, tremo tutta, ho freddo ma la pelle mi si stà inumidendo di sudore, si avvicina a me, mi appoggia una mano sul ginocchio sinistro, tremo ancora più di prima, mentre spalanco gli occhi e la guardo, mi sorride e con l’ altra mano mi accarezza il volto come farebbe ad una bambina, mi vergogno mi sento una stupida, poi mi volto verso di te Padrona, mi sorridi anche tu poi ti giri verso Lulù e vi baciate.

Dopo un po’, quando possiamo slacciare le cinture, Lulù viene a sedersi al mio fianco mentre la hostess, si siede al tuo fianco Padrona e vi mettete a parlare.

Lulù mi dice che incontreremo una tua amica Padrona, che sarà lei e la sua giovane amica le nostre guide e le nostre ospiti a Berlino, mi dice che la tua amica Padrona, &egrave una signora molto ricca e molto elegante e che vive con una ragazza più giovane, che studia legge e che &egrave la sua compagnia.

Sarò all’ altezza delle tue amiche Padrona? Sono terrorizzata, ora del volo, ora più spesso della figura che ti farò fare Padrona, sono solo una impacciatissima ragazzina, timida, che non conosce altro che la propria scuola, la propria città, ed appena un poco di più grazie a quanto mi insegni Padrona.

Devo andare in bagno, timidamente chiedo a Lulù dove si trova la toilette, mentre mi alzo in piedi, lei me la indica in coda al velivolo, mentre furtiva, infila una mano tra le mie gambe e sfiora le mie labbra umide, poi strattona la catenella che collega il mio clitoride al collare, facendomi bloccare mentre stringo le coscie.

Mi lascia andare ma mentre vi passo vicino, Padrona mi stringi forte un polso e mi dici che mi concedi di andare in bagno, ma solo ad una condizione, che lasci la porta aperta, sono spaventata, anche a casa mi chiudo a chiave ogni volta che vado in bagno.

Stò per tornare a sedermi, ma scappa troppo per rimandare, mi dirigo verso la toilette ed accosto la porta alle me spalle, mi siedo e velocemente svuoto la mia vescica, mentre mi pulisco con una salviettina, sento aprirsi la porta, mi giro di scatto e lei sorridente mi guarda chiudendo la porta alle sue spalle.

Dio mio arrossisco, vergognandomi, mi sento un vermetto, nessuna oltre a te Padrona ed a Lulù mi ha mai vista mentre sono in bagno, mi ralzo e mi sistemo la gonna e mi avvicino a lei per uscire, lei mi blocca e spingendomi contro il lavandino mi bacia, stringendomi a lei.

Mi sfila il foulard e con esso mi benda, poi mi sbottona la giacca che mi sfila lasciandola cadere a terra, poi mi sbottona la camicetta, che segue in terra la mia giacca, si toglie anche lei la giacca, la gonna e la camicetta, poi sfila la mia gonna e tirandomi per il collare mi obbliga a inginocchiarmi e premendo per la nuca spinge il mio viso contro la sua fica, &egrave profumatissima, per quello che sento attraverso le mie labbra &egrave completamente depilata, &egrave umida, deve avere molta voglia.

Prende le mie mani e le porta alla mia bocca, le lecco e poi timidamente con esse le accarezzo le labbra della fica, &egrave liscia ed umida le sfioro le labbra interne e la sento gemere, mentre sostituisco le mie dita con la lingua, che, prima, lentamente infilo tra le labbra, poi, velocemente dentro di lei facendola femere ancora di più presa dal desiderio e dall’ intenso piacere.

Bussano, lei di corsa si riveste, girandosi verso la porta che si apre, appari tu sulla soglia, mi guardi severa, mi sollevi di peso tirandomi su per il collare, poi infili una mano tra le mie labbra, che senti fradicie, mi schiaffeggi davanti a lei dandomi della puttana, e mi obblighi a pulirti le dita dai miei umori, vorresti farmi uscire così nuda, ma sai che non &egrave possibile, percui mi obblighi a rivestirmi.

Ti giri verso di lei, sei ancora arrabbiata, la schiaffeggi, ma poi mentre lei ti fissa piangendo, la tiri al tuo petto baciandola.

Stò per uscire, quando mi fermate, e lei baciandomi, mi sfila il foulard, che si nasconde in una tasca, poi rivolta a te sorridendo ti bacia ancora, teneramente, dimenticando che io vi stò guardando attonita.

Finalmente mi risiedo sul sedile, mentre Lulù ridendo, mi chiede perché ho impiegato tutto questo tempo, arrosisco, cercando una scusa plausibile, che non trovo, poi ti avvicini sorridendo e baciandomi mi agganci il guinzaglio al collare che poi dai a Lulù da tenere.

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