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Oltre quella parete

By 29 Febbraio 2020Novembre 9th, 2020No Comments

Il membro era turgido, le vene gonfie ben in evidenza, il glande arrossato. Valeria lo strinse con decisione, non si soffermò a pensare a chi appartenesse, ad immaginare chi potesse essere il proprietario di quell’asta di carne eccitata che aveva tra le mani. Per lei era solo uno strumento di piacere, non apparteneva a nessuno. Si fosse soffermata a pensare alla persona oltre la parete, ciò che lasciava fuori, entrando in quel locale a luci rosse, sarebbe entrato da quella porta facendola tornare timida, introversa, timorosa ed insicura.

Invece no. Ora, il mondo oltre quella parete, era lontano e lei, era una donna sicura e completa, una donna in grado di darsi e dare piacere.

Quando il membro era apparso dal buco, era già eretto, ma non del tutto. Lei aveva iniziato ad accarezzarlo. Sporgendo la lingua fuori dalle sottili labbra, aveva iniziato a leccare l’asta. Il membro aveva reagito subito, mostrando un chiaro apprezzamento, era bastato poco perché arrivasse ad una completa erezione. Le vene si erano gonfiate, il glande divenuto turgido.

Aveva iniziato a strofinare il glande sulle labbra prive di rossetto. Il buco si trovava ad un’altezza tale da costringerla ad abbassarsi per poter accogliere il membro in bocca. Infilando prima il glande, e poi metà dell’asta, aveva avvertito i propri organi genitali reagire. Nella posizione in cui si trovava, con le gambe divaricate e le ginocchia larghe, seduta sui talloni, la sensazione della vulva che si bagnava risultava ancora più accentuata.

Il membro aveva un sapore salato, ma si sentiva anche un aroma di sapone, per fortuna. A volte gli erano capitate persone che non si era preoccupate molto della propria igiene prima di entrare nel locale, in quei casi, Valeria non si fermava, andava comunque avanti, ma tutto si faceva meno piacevole. In quei casi, a volte si era limitata a masturbare con le sole mani, senza usare la bocca.

Questa volta invece, sentire il membro nella propria bocca era piacevole, batteva con la lingua sul glande, sentendolo pulsare di piacere. Strofinava i denti con delicatezza sull’asta, ricevendo le vibrazioni dei brividi di piacere dell’uomo dall’altra parte. Stava pensando di farsi penetrare, ma sentì che l’eccitazione dell’uomo era vicina al culmine e insistette con la bocca. Si affrettò ad aprire il maglioncino con la zip sul davanti, abbassare una coppa del reggiseno e strusciare il glande sul capezzolo piccolo e turgido. Poche carezze con la mano, e schizzi caldi bagnarono il piccolo e appuntito seno.

* * *

Valeria, dal fisico gracile, senza curve, il sedere che non riempiva i pantaloni, il reggiseno superfluo, aveva perso la verginità nel box di un glory hole qualche anno prima, durante l’ultimo anno delle superiori. Era stato doloroso, lo ricordava bene, e non sarebbe potuto essere altrimenti vista la posizione scomoda e la scarsa attenzione dell’occasionale partner, che forse si era accorto della cosa, solo quando aveva ritirato il membro dal buco trovandolo macchiato di qualche gocciolina di sangue.

Il dolore però era passato. Una volta rialzatasi, si era sentita finalmente donna, completa, viva, uguale alle sue compagne di classe, tutte già esperte, molte delle quali avevano perso la verginità già da qualche anno, altre che cambiavano un ragazzo alla settimana. Ora anche lei era come loro, non più vergine, ora anche lei aveva trovato un modo per assecondare le proprie pulsioni sessuali. Un modo che non implicasse l’essere sola sotto le coperte, o chiusa in bagno.

Da quella prima volta, aveva iniziato a frequentare il locale a luci rosse con regolarità. Il fatto che si trovasse all’altro capo della città, rispetto al suo quartiere, aveva reso la cosa più facile. La probabilità di incontrare qualcuno che la conoscesse, erano ridotte, a ciò contribuiva anche il caos che circondava, ad ogni ora del giorno, la piazza antistante la stazione ferroviaria, oltre la quale, si trovava il Red Bunny.

Quando il mondo era oltre quella parete, Valeria smetteva di sudare, di tremare, di sentire le parole morire in gola, ogni volta che cercasse di attirare l’attenzione di un esponente dell’altro sesso. Quando cercava di apparire simpatica, si sentiva ridicola, se sorrideva ad un ragazzo, aveva l’impressione che il viso diventasse una grottesca maschera teatrale. Da sempre, osservando le altre ragazze flirtare, si sentiva inutile, fuori posto, quasi un essere asessuato.

Camminando per strada, osservava più le donne che gli uomini, e non perché avesse tendenze lesbiche. Osservava le forme femminili sognando appartenessero al proprio fisico, per attirare l’attenzione degli uomini. Avrebbe voluto avere un bel seno da esporre con una scollatura, un culo alto, sodo e rotondo. Invece no, lei possedeva un corpo di un metro e settanta per cinquantacinque chili scarsi, e non aveva alcun problema con il cibo, anzi gli piaceva, l’appetito non le mancava per niente, mangiava in abbondanza, senza però riuscire a mettere su un solo grammo di grasso.

* * *

Ora il mondo, era oltre quella parete. L’unica cosa che sporgeva ed entrava a far parte del mondo di Valeria, era il membro, di notevole dimensioni, di un uomo di colore che usciva dal buco nella sottile parete. Nel vederlo la ragazza non aveva resistito, aveva iniziato ad accarezzarlo con una mano. L’altra era corsa a sbottonare i pantaloni infilandosi nelle mutandine, per iniziare a titillarsi le labbra umide e il clitoride.

Succhiava con veemenza l’asta scura, cercando di bagnarlo il più possibile con la propria saliva. Lo massaggiava, leccava e mordicchiava. I pantaloni e le mutandine erano sul pavimento, tra le cosce i fluidi colavano copiosi. Appoggiando le mani ad una sedia, si piegò a novanta gradi, con una mano accompagnò il glande sulle sue grandi labbra aperte per accogliere il membro turgido. Iniziò a muoversi con foga, accogliendolo nella sua femminilità.

Sentiva le contrazioni dell’uomo dall’altro lato, che per lei in quei momenti non esisteva, attraverso il membro. Se lo avesse immaginato, ma era abituata a non farlo, lo avrebbe immaginato appoggiato con tutto il corpo alla parete mentre sentiva il proprio membro stretto nell’abbraccio di una vulva stretta, ma bagnata e vogliosa.

Quando lo fece scivolare fuori, si abbassò con le gambe larghe, riprese a succhiare con vigore sino a quando fiotti caldi di seme non le bagnarono il viso. Strusciò il membro sul viso umido e appiccicaticcio, mentre l’erezione scemava. Poi vide il membro sparire oltre quella parete ed estrasse dalla borsa delle salviette umide per pulirsi, si rivestì in fretta e lasciò il box.

Uscita dal Red Bunny, il mondo tornò quello consueto. Camminava tra la folla con gli occhi bassi, la camminata dritta e per niente seducente, invisibile agli occhi dei passanti, ma più serena. Come ogni donna, ognuna a suo modo, anche lei dava sfogo alle proprie pulsioni.

FINE

Per qualsiasi curiosità, commento, critica o apprezzamento non esitate a scrivermi all’indirizzo franco.ioime@gmail.com.

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