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1
Quando lesse il messaggio sul cellulare, Andrea provò una sensazione che non riusciva a definire. Una sorta di disagio, come a volte capita di provare quando accade qualcosa che dovrebbe essere piacevole ma che le circostanze, o qualche elemento del contesto, rendono difficile poter apprezzare.
“Quell’uomo, la compagnia occasionale che cerco, potresti essere tu… ma forse chiedo troppo…”
Rilesse diverse volte, senza sapere cosa rispondere e senza che quella particolare sensazione di disagio si attenuasse. Possibile Cristina pensasse a lui in quei termini? La cosa lo spiazzava del tutto. Mai un’idea simile lo aveva sfiorato e ora, invece, scopriva che era lei a pensare a lui come ad un possibile amante occasionale.
Passato un quarto d’ora, iniziava a sentirsi come il giocatore di scacchi che temporeggia troppo prima di fare la proprio mossa cercando possibilità inesistenti. In realtà, le alternative erano poche. Per quanti ragionamenti potesse fare, c’erano solo due alternative: dire a Cristina di lasciar perdere, oppure, assecondarla.
***
Aveva conosciuto Cristina ad un corso di inglese. La classe non era numerosa, quattro cinque persone. Di queste, eccetto lui e Cristina, tutti si assentavano molto spesso, infatti, diverse volte si erano ritrovati a far lezione da soli. Ciò aveva contribuito a far nascere una bella amicizia tra i due.
Lei era una donna tranquilla, molto seria, per niente appariscente sia nei modi che nell’abbigliamento. La sensazione simile al disagio provata da Andrea, nel leggere il messaggio, era dovuta, oltre alla sorpresa, soprattutto alla differenza di età. Cristina aveva quaranta anni, venti in più di lui. Fossero stati coetanei, sarebbe stato tutto molto diverso, non avrebbe esitato.
Andrea non la trovava per niente spiacevole, anzi, aveva il suo fascino. Fisico snello, forse un pelo troppo magra, i capelli neri lisci scendevano poco sotto le spalle. Il viso non troppo allungato, proporzionato e simmetrico, con qualche piccolissima ruga appena accennata, gli occhi regolari e neri, le labbra sottili ed il naso piccolo e dritto. Il fisico non era di quelli che ti fanno girare per strada, ma neanche presentava difetti evidenti, qualche chilo in più gli avrebbe donato una piacevole floridezza.
Una volta, ricordava Andrea, si era presentata indossando una gonna al ginocchio con un lungo spacco. In quell’occasione Andrea, aveva potuto osservare che aveva delle belle gambe, anche se magre, sembravano ben sode e dalla muscolatura tonica. In cima alle gambe, il sedere sembrava essere anche esso tonico, per quanto non abbondante. Il seno era proporzionato alla corporatura, una seconda scarsa, in genere sempre ben celato.
Andrea la trovava carina, ma se ne era reso conto solo ora. Prima di ricevere quel messaggio, a causa di quei vent’anni di differenza, non si era mai soffermato a pensarci.
2
Il pomeriggio precedente la sera in cui aveva ricevuto il messaggio, Andrea e Cristina si era incontrati alla settimanale lezione di inglese. Non erano stati soli come altre volte. Quando la lezione era terminata, alle otto di sera, Cristina prima di salutarlo aveva chiesto se gli andasse di prendere un caffè insieme prima di andar via. Andrea aveva accettato, in fondo era primavera e stare in giro a quell’ora era piacevole.
Seduti al bar parlando del più e del meno, era stata Cristina a cambiare il tono della conversazione.
«È un periodo che mi sento molto sola sai?»
«Come mai? Successo qualcosa?»
«Niente in particolare. Sono single per scelta, e non rinnego la mia decisione. Mi sta bene. Però… ci sono periodi in cui un po’ di compagnia ci vorrebbe.»
«Ti capisco, anche io, a compagnia sono sempre stato un po’ scarso.»
«Sì? Non hai un nugolo di ragazze che ti ronza intorno?»
Andrea si era messo a ridere.
«Magari! Non sono mai stato un latin lover. La maggior parte delle ragazze neanche si accorge della mia presenza. A meno che non gli pesti un piede.»
«Ma avresti voglia di un rapporto impegnativo? Stabile?»
«Non so. In genere sto bene da solo ma, come hai detto tu, ogni tanto un po’ di compagnia ci vuole e non sempre è facile trovarla. Difficilmente una ragazza si interessa a me, anche se per una singola sera.»
«Ti capisco. Per quanto mi riguarda, non voglio un rapporto stabile, di quelli impegnativi, non riuscirei a rinunciare alla mia libertà. Preferirei un compagno occasionale, con cui passare qualche bella sera insieme. Penso capirai cosa intendo, no?»
«Certo» rispose Andrea, cercando di nascondere un filo di imbarazzo.
«Mi ci vorrebbe un’amante occasionale. Con cui andare a letto, senza impegni, solo con la voglia di passare insieme qualche momento piacevole.»
Andrea tacque a quell’affermazione. Non sapendo cosa rispondere ad una confidenza del genere.
«Ehi che c’è? Ti ho scandalizzato?»
«No ma che. Figurati.»
«Ti sembra strano che una donna voglia un’amante con cui andare solo a letto. Per sentirsi meno sola qualche sera?»
«No. Per niente. In fondo, anche a me non dispiacerebbe affatto una situazione del genere.»
Nell’affermazione di Andrea non voleva esserci ciò che poteva sembrare. Non aveva, in quel momento, alcuna intenzione di proporsi. Ma Cristina, senza che Andrea potesse immaginarlo, interpretò in quel senso le sue parole.
La chiacchierata aveva portato via un bel po’ di tempo. E quando Andrea fu a casa, pensò di inviare un messaggio a Cristina per sapere se anche lei fosse arrivata. Così fece, la donna rispose dicendo che il suo autobus era stato puntuale e che gli faceva piacere lui si fosse preoccupato.
Poco dopo Cristina inviò un altro messaggio.
“Le ragazze non le capisco proprio, come fanno a non interessarsi a te?”
Andrea era rimasto sorpreso. La buttò sullo scherzo, pensando che Cristina volesse tirarlo su di morale dopo la confessione dei suoi insuccessi con l’altro sesso.
“E che ci vuoi fare, cercano altro… ma ancora non ho capito cosa… per caso sai dirmelo tu?”
“Cosa cercano non lo so, ma so cosa si perdono ad ignorarti, e so cosa cerco io.”
“E cosa cerchi?”
“Mi sembra di avertelo già detto.”
Andrea non rispose a questo ultimo messaggio. Dopo una ventina di minuti fu di nuovo Cristina ad inviarne un altro.
“Quell’uomo, la compagnia occasionale che cerco, potresti essere tu… ma forse chiedo troppo…”
Andrea non rispose, e questa volta neanche Cristina.
La mattina seguente, Andrea non riusciva a smettere di pensare a quel ultimo messaggio. Non riusciva a convincersi che Cristina pensasse a lui come ad un possibile amante. Eppure le poche parole del messaggio, non potevano essere equivocate, ed anche i segnali lanciati quel pomeriggio, alla luce di queste, risultavano chiari.
Il pensiero di fare sesso, non gli dispiaceva affatto, come era naturale che fosse. Non aveva avuto molte esperienze, era stato solo con due ragazze, in totale aveva avuto rapporti sessuali completi solo cinque volte, aggiungendo un po’ di sesso orale, si otteneva tutta la sua esperienza.
E ora? Una di quaranta anni lo voleva come amante? Ebbene sì. Era così, per quanto gli suonasse strano.
Ma come doveva comportarsi? Le alternative continuavano ad essere solo due: farle capire di lasciar perdere, il che implicava per lui alimentare quel deserto che era la sua vita sessuale; oppure cogliere l’occasione.
Il discorso era semplicissimo e anche, forse, un tantino ipocrita. In fondo, era stata lei a specificare che voleva solo un compagno occasionale per fare sesso senza ulteriori coinvolgimenti. Neanche da parte sua riteneva ce ne sarebbero potuti essere, non credeva di poter provare sentimenti per una persona che aveva venti anni più di lui.
Cosa aveva da perdere? Non gli veniva in mente niente. Sarebbe passato dal masturbarsi guardando siti porno, o pagine di ragazze che si mettevano in bella mostra su Facebook e Instagram, al fare sesso con una donna esperta, che aveva avuto sicuramente varie esperienze. Prima di allora non aveva mai pensato una cosa del genere riguardo Cristina, ma adesso, invece, era convinto che fosse così, nonostante l’aria tranquilla e riservata della donna.
Andrea aveva preso una decisione senza neanche rendersene conto. La decisione era venuta fuori con naturalezza. Prese il cellulare e inviò un messaggio a Cristina.
“Dove sei? Se sei a casa posso raggiungerti? Voglio vederti.”
Attese una decina di minuti prima che Cristina rispondesse.
“Sì, sono a casa. Lavoro di pomeriggio oggi. Sai dove abito, ti aspetto. Anche io ho voglia di vederti.”
“Io sono all’università, mezz’ora quaranta minuti, e sono da te.”
Andrea digitò il messaggio e lo inviò mentre stava già uscendo dall’università. Provava un misto di timore ed ansia. Aveva paura che arrivato a casa di Cristina capisse di essersi fatto troppe fantasie. Ma era anche in ansia, sarebbe voluto essere già a casa della donna, perché sapeva, o sperava di sapere, che quella mattina, dopo circa due anni, avrebbe fatto di nuovo sesso, sperando di non deludere la sua partner. Mentalmente aggiunse la parola sessuale cercando di tenere a freno l’entusiasmo.
***
Arrivato a casa di Cristina, sentiva quel tipo di agitazione che lo aveva accompagnato le poche altre volte che aveva fatto sesso. Cercò di calmarsi pensando che non potesse essere sicuro avrebbe fatto sesso di lì a poco.
Cristina aprì la porta e dal viso, Andrea capì che anche lei provava almeno in parte la sua stessa ansia, anche se ad occhio sembrava controllarla meglio.
Varcando la soglia della porta, Andrea non poté fare a meno di squadrare la donna dalla testa ai piedi. Tentò di tenere a bada i pensieri temendo una possibile delusione, ma non pensare alla possibilità concreta di fare sesso con Cristina, gli risultava decisamente arduo.
Cristina era vestita in maniera semplice, come suo solito. Indossava un jeans scuro, ed una camicia chiara, abbonata sino al penultimo bottone, rendendo impossibile sbirciare il décolleté. Il pantalone, un tantino più stretto del solito, lasciava intuire la forma del sedere.
«Prego siediti. Cosa volevi dirmi?» Cristina fece accomodare Andrea sul divano del salotto, dinanzi ad un basso tavolino.
«Non so da dove iniziare…»
«Dimmi tutto, senza preoccupazione, qualsiasi cosa.»
«Riguardo il messaggio di ieri sera.»
Cristina attese qualche istante, pensando Andrea volesse proseguire, ma questi non lo fece.
«Immaginavo fosse per quello. Se vuoi dire che ti ha dato fastidio fallo pure, non c’è problema. Mi dispiace, non era quella la mia intenzione. Spero di non averti creato imbarazzo.»
Nella mente di Andrea vorticavano tante cose da poter dire. Il dubbio che Cristina ci avesse ripensato e stesse mettendo le mani avanti, si fece sentire. Capì che si stava lasciando scivolare tra le mani la possibilità che gli si era offerta. Il suo atteggiamento, così nervoso e intimorito, doveva aver fatto in modo che la donna fraintendesse la sua presenza. Prima che l’ansia aumentasse doveva andare al sodo. Alle conseguenze, se proprio non fosse andata come sperava, avrebbe pensato dopo.
«Hai capito male Cristina. Io sono qui, perché voglio essere quella compagnia occasionale» buttò fuori tutto di un fiato Andrea.
La donna tirò un bel sospiro di sollievo, facendo aumentare la sua sicurezza.
«Credimi, sono venuto qui con un solo pensiero in testa.»
«Quale?» chiese Cristina con un leggero sorriso.
«Lo hai capito» sorrise a sua volta Andrea.
«Ma vorrei sentirtelo dire.»
Il giovane esitò, senza aprire bocca.
«Se proprio non vuoi dirlo, lo dirò io. Spero tu sia venuto per fare sesso con me.»
‘Ormai l’ho detto, non posso tirarmi indietro’ pensò la donna nella sua mente.
‘Ormai l’ha detto’ fu il pensiero di Andrea.
«Anche io» disse Andrea dopo un attimo di pausa. «sono venuto con l’intenzione di fare sesso con te.»
Era contento che anche lei avesse usato il termine sesso, invece di amore. Rendeva tutto più semplice.
«Però prima vorrei chiarire alcune cose» Andrea proseguì sperando di non doversi pentire di ciò che stava per dire. «Io temo di poterti deludere in qualche modo.»
«In cosa credi di potermi deludere?»
«Non so cosa pensi di me, ma io non ho molta esperienza sessuale» disse Andrea arrossendo non poco.
«Non è un problema. Sarà un piacere farti fare esperienza. Anche tanta se vorrai» rispose con un sorriso la donna.
«Anche in qualcosa d’altro potrei deluderti. Forse. Non so come sono stati i tuoi partner precedenti…»
«Andrea. Se è per le dimensioni che ti preoccupi» il ragazzo fece un sorriso imbarazzato, «stai tranquillo. Siete voi uomini ad essere fissati su certe cose. Per noi donne, ti assicuro, le dimensioni non contano. E non è solo un modo di dire.»
«Mi fa piacere sentirtelo dire» esclamò Andrea sollevato. «Però, nonostante le tue rassicurazioni, ti assicuro che mi fa strano pensare a noi due in intimità.»
«Ti ripeto, stai tranquillo. È normale. L’intimità si costruisce con il tempo. Anche se, devo confessarti anche io una cosa, spero di non perdere troppo tempo prima di andare al sodo. Hai altro da dire?»
«No. Credo di no.»
«Se ti verrà in mente qualcosa, dillo senza problemi. Qualsiasi cosa in qualsiasi momento. Non farti alcun problema.»
Cristina si alzò dal divano e prese Andrea per una mano invitandolo ad alzarsi a sua volta.
«Se non abbiamo altro da dire, possiamo andare di là. Saremo più comodi e potremmo iniziare a costruire la nostra intimità.»
3
Arrivati nella camera da letto, Cristina fece sedere Andrea sul letto e iniziò ad accarezzargli la nuca.
«Ti va di spogliarmi?»
Andrea cercava di sembrare calmo e rilassato, ma non lo era affatto. Stava per fare sesso, continuava a pensarci in quei termini, con una donna di quaranta anni, che adesso gli chiedeva di spogliarla. Faticava a credere fosse tutto vero e stesse capitando proprio a lui.
Lui, che veniva sempre respinto da quelle della sua età, lui che veniva considerato un “tipo” se, chi parlava, era abbastanza gentile da non usare termini meno lusinghieri. Invece, c’era proprio lui in quella camera da letto, e stava per avere un rapporto sessuale con Cristina.
Stava per dire che avrebbe preferito si spogliasse da sola, aveva paura di apparirle impacciato, ma temeva anche, dopo le insicurezze espresse poco prima, che Cristina potesse scocciarsi di tutte le sue incertezze. Prima che aprisse bocca, come se la donna avesse letto nella sua testa, in realtà le era bastato soffermarsi sull’espressione di lui, che lasciava trasparire con grande chiarezza che tipo di pensieri avesse in quel momento, fu Cristina a parlare.
«Stai tranquillo. Hai voglia di scoprire il mio corpo?»
«Certo.»
«Allora fallo, senza pensare a niente altro. Come ti viene, nessuno ti giudicherà.»
Andrea si sforzò di mettere dubbi e insicurezze da parte. Si alzò e strinse Cristina a se, accarezzandole la schiena. Poi iniziò a sbottonare lentamente i bottoni della camicetta. Un reggiseno bianco si intravide dopo aver aperto i primi. Quando arrivò all’ultimo le sfilò la camicetta.
Rimase fermo a guardarla, quasi in estatica contemplazione. Lei aveva un seno piccolo, ma sodo e piacevole. Il classico seno che si dice possa stare in una coppa da champagne.
«Ti piace? O speravi fosse più abbondante?»
«Va benissimo.»
Cristina prese le mani di Andrea e se le portò sui piccoli seni ancora avvolti nelle coppe del reggiseno. Poi fu lui a portare le mani dietro la schiena della donna per slacciare il reggiseno. Glielo tolse con delicatezza. I seni di Cristina rimasero immobili, piccoli e sodi come erano. Prese ad accarezzarli, sentendo nel palmo delle mani i capezzoli turgidi.
La pelle della donna era liscia e morbida, quando accompagnò il viso di lui sul suo seno, questi avvertì un piacevole profumo di bagnoschiuma. Il profumo era delicato, ed anche il sapore di lei lo era. Andrea baciò entrambi i capezzoli, stringendoli con delicatezza tra le labbra, baciò l’incavo tra i seni ed accostò la guancia su questi.
Iniziò a scendere, baciando il ventre piatto e liscio di Cristina sino ad arrivare all’altezza dei jeans. Si sedette sul bordo del letto.
Mentre baciava il corpo della donna, Andrea aveva l’impressione di tremare, ma si sforzava di apparire padrone della situazione. Dentro se, però, sapeva che Cristina sentisse le sua mani incerte, il suo cuore battere un po’ troppo forte, però non sembrava che ciò le desse fastidio. Anzi, quando le aveva baciato i capezzoli la donna aveva chiuso gli occhi e stretto le labbra, con il viso che esprimeva piacere.
Con la faccia a pochi centimetri dal pube della donna, Andrea afferrò con le mani entrambe le natiche, trovando il sedere di lei piccolo ma molto sodo. Strinse di più, spingendo il ventre della donna verso la sua faccia, appoggiò la guancia all’altezza dell’inguine come aveva fatto poco prima con i seni.
Iniziò a sbottonare i bottoni metallici dei jeans. Quando aprì il primo, intravide il cotone bianco degli slip. Arrivato all’ultimo, vide che la donna indossava un intimo bianco senza disegni o altro, ebbe subito la curiosità di scoprire se fosse un perizoma o meno. Abbassò i jeans e strinse di nuovo le natiche della donna, stavolta toccando il tessuto sottile delle mutandine. Non era un perizoma, ma il triangolo posteriore lasciava comunque scoperto una parte dei glutei.
«Un attimo. Fermati.»
Andrea sussultò. Pensava di essere stato troppo irruento, o forse troppo poco. Si calmò solo quando vide Cristina sfilarsi scarpe e jeans.
Adesso era davanti a lui, con solo sottili calze autoreggenti e mutandine bianche. Andrea iniziò a carezzare il pube della donna attraverso il tessuto sentendolo essere umido. La cosa lo fece calmare un po’, significava che a Cristina piaceva ciò che stava facendo. La sicurezza lo portò ad osare e baciò con delicatezza il pube attraverso le mutandine.
«Fallo senza mutandine.»
Andrea, molto più calmo e sicuro di sé, fece stendere la donna sul letto e gli sfilò dolcemente gli slip. Vide che Cristina si depilava, ma non del tutto, manteneva un triangolo non troppo folto di peli. Il ragazzo baciò i peli e poi scese più sotto, verso le grandi labbra della donna, che aprì le gambe per facilitarlo.
Le grandi labbra di Cristina erano bagnate. Andrea nel baciarle poté sentire il sapore della sua eccitazione, un gusto piacevole, umido, salato. La donna emise un gemito di piacere ed Andrea iniziò a passare la sua lingua sulle labbra della vagina di lei, andando a stuzzicarle il clitoride. La donna continuava a gemere sommessamente, fino a quando con le mani non sollevò il viso del ragazzo.
«Ora però tocca a me.»
Il pensiero che Cristina, lo avrebbe spogliato, fece tornare un po’ del nervosismo che si era appena sopito.
La donna sfilò la polo a manica lunga di Andrea e lo spinse sul letto facendolo distendere. Gli accarezzò il torace peloso, e iniziò a baciargli i capezzoli. Giocava con la lingua intorno ad essi. Poi salì verso il collo e iniziò a baciare anche questo, con delicatezza. Andrea sentiva le labbra morbide della donna sulla sua pelle. Poi la donna si fermò per un attimo, lo guardò in viso e si avvicinò per baciarlo sulle labbra.
Andrea ebbe uno scatto improvviso. Girò il viso e non si fece baciare. Fu un gesto istintivo e, per un attimo, Andrea temette che Cristina lo prendesse come un rifiuto. Temeva di aver infranto l’intimità appena nata tra loro. Quando si girò a guardare Cristina. Incrociò lo sguardo interrogativo di lei.
«Scusa, ma per ora, preferirei, evitare.»
Cristina non si mosse, si prese un attimo per riflettere. Andrea guardava il viso della donna e sentiva la sua erezione venire meno. Il dubbio di aver rotto quel giocattolo che gli era praticamente piovuto dal cielo, diveniva sempre più consistente.
«Va bene» sussurrò con calma la donna. «Non c’è problema. Spero solo tu non voglia evitare anche altro.»
«No. Solo questo. Se per te va bene.»
«Per me va bene.»
Dall’espressione di Cristina, Andrea non riusciva a capire se il suo gesto non le avesse dato fastidio o stesse solo cercando di non darlo a vedere. In entrambi i casi, a lui andava bene, in quel momento aveva solo voglia di continuare a fare ciò che stavano facendo. Quando Cristina gli sfilò scarpe e pantaloni, capì fossero in due a volerlo.
Adesso era disteso, con solo gli slip scuri indosso. Cristina si piegò sul suo basso ventre e iniziò a baciare la protuberanza formata dal membro, che ad ogni contatto diventava sempre più duro.
«Hai ancora paura di deludermi?»
«Un po’…»
«Allora togliamoci il dubbio. Subito!»
Detto questo, Cristina, sfilò con un gesto deciso gli slip soffermandosi con lo sguardo sul membro eretto. Lo prese in un mano e cominciò a baciarlo.
«E tu ti vergognavi di questo?»
«Non credo di essere molto dotato…»
«Ma sta zitto» lo apostrofò la donna sorridendo e riprendendo a baciarlo.
Andrea alzò la testa per osservare come Cristina baciasse il suo membro, turgido e gonfio di piacere, lo vide sparire del tutto nella bocca della donna. La sensazione della morbide labbra sulla pelle del pene, la lingua che giocava con il suo glande, era celestiale. Si sentiva tanto eccitato da temere di non riuscire a trattenersi.
Ma ancora una volta Cristina intuì i suoi pensieri. Lo guardò in viso un attimo e gli disse: «Stai rilassato e non ti preoccupare, anche se arrivi adesso, non è un problema.»
Non attese risposta e accolse di nuovo tra le sue labbra il pene di Andrea.
Dopo un po’ si interruppe e si avvicinò al comodino, estraendo un preservativo dal cassetto.
«Non ce la faccio a proseguire, devo prenderti dentro. Subito.»
«Anche io non resistevo più.»
La donna aprì il profilattico e lo infilò sul pene eretto e gonfio. Si mise a gambe aperte sul suo bacino. Afferrò il pene e fece in modo che il glande, avvolto nel lattice, strusciasse sulle grandi labbra e poi anche sulle piccole. Poi con un movimento dolce ma deciso, abbassò i fianchi accogliendo Andrea dentro di se.
Andrea, quando Cristina strofinò il suo glande fra le gambe, si sentì eccitato come mai prima, quando poi sentì che lei l’accoglieva nella sua intimità, avvertì una scossa percorrergli il corpo.
La donna iniziò prima piano, poi via via più veloce. I fianchi salivano e scendevano facendo bruciare di eccitazione Andrea. Quando l’eccitazione iniziò ad invadere anche il suo di corpo, iniziò a gemere. Buttava la testa all’indietro e si passava le mani nei capelli.
Andrea portò le mani sui seni, dai capezzoli turgidi e la pelle tirata. Strinse le piccole mammelle nelle mani, iniziando a gemere di piacere a sua volta. Poi abbassò le mani carezzando i suoi fianchi e strinse le natiche di Cristina. Per poi portare le mani sui fianchi ed accompagnare la danza di questa sul suo corpo.
Cristina iniziava a sentire che l’eccitazione stava per giungere al culmine.
«Prima sembrava che stessi per esplodere e ora…»
«Quando metto il preservativo… mi succede…»
Entrambi parlavano tra i gemiti. Cristina stava per aggiungere qualcosa, ma poi l’orgasmo arrivò prepotente e i gemiti si trasformarono in urla di piacere. I movimenti divennero più meccanici, ma profondi. Voleva godersi il culmine della propria eccitazione sino in fondo, e per fare ciò premeva il suo inguine in modo da accogliere Andrea fino in fondo. Dopo qualche colpo però si fermo facendo scivolare Andrea fuori di se. Respirava come chi riprende fiato dopo una corsa.
«Sarei dovuto arrivare anche io, vero? Scusami ma te l’ho detto, ogni volta che metto il profilattico, ci metto un sacco di tempo in più. Anche le altre volte…»
«Ma perché parli tanto? Mica abbiamo finito, è solo che preferisco cambiare posizione. Ti va?»
Cristina non attese la risposta del ragazzo e si sdraiò al suo fianco, sollevando le ginocchia e allargando le gambe. Andrea si alzò e si mise al di sopra della donna pronto ad entrare di nuovo dentro di lei. Si avvicinò e affondò nella sua intimità, ma una smorfia di fastidio si disegnò sul volto della donna, facendolo ritrarre.
«Aspetta un attimo. Ti aiuto io.»
Prese con una mano il membro turgido del ragazzo e lo aiutò ad entrare, stavolta senza fastidio.
Il ragazzo iniziò con lentezza a muoversi all’interno del corpo della donna. Notò che distesa sulla schiena, il seno appariva ancora più piccolo, ma nonostante ciò, guardare i capezzoli così sporgenti, lo eccitava sempre più. Iniziò a baciare i capezzoli mentre accelerava il suo movimento. Cristina iniziò ad accarezzargli la schiena con le unghie. Quando sentì che la donna riprendeva a gemere, non intensificò la velocità, ma cerco di entrare ancora più in profondità in quel meraviglioso abbraccio di sensuale intimità.
Andrea sentiva che stava per giungere al suo limite, ma venne anticipato dalla donna, che riprese ad urlare come prima mentre era lei sopra. Andrea rallentò, nonostante il suo corpo gli chiedesse di continuare. Oltre al suo corpo anche Cristina gli chiese di continuare.
«Non ti fermare, continua» implorò tra i gemiti. «Dopo il primo orgasmo arrivo più rapidamente. Ma tu continua, ti prego!»
A questa richiesta Andrea non poté fare altro che lasciarsi andare e seguire l’onda di eccitazione che sentiva. Bastò poco perché quest’onda straripasse nell’abbraccio dell’intimità di Cristina.
4
Andrea si era rivestito del tutto, mentre Cristina indossava solo la camicetta, le calze che non aveva tolto e le mutandine. Attraverso la camicetta, visto che non indossava il reggiseno, era ben visibile la forma dei capezzoli. Questa era una cosa che ad Andrea piaceva in modo particolare e non riusciva a smettere di guardare quelle due punte attraverso il cotone della camicetta, mentre questa gli porgeva una tazzina di caffè.
«Ma vuoi smetterla di fissarmi il seno?»
«No scusa è che…»
«Cosa? Me lo stai consumando…» Cristina non resistette oltre ed iniziò a ridere.
«È che mi hanno sempre fatto impazzire le donne cui si vedono i capezzoli attraverso gli abiti» Andrea pronunciò la frase tutta di un fiato.
«Questa mi piace come risposta» acconsentì Cristina. «Allora, ti senti più rilassato adesso?»
«Certo.»
«Devo dire che me ne sono accorta. Per fortuna. Te lo dicevo che non dovevi preoccuparti delle misure. In fondo anche io dovrei preoccuparmi delle misure di qualcosa se ci pensi bene.»
Cristina si toccò i seni avvicinandoli tra loro.
«Non ti devi preoccupare di niente.»
«Una cosa posso chiedertela però?»
«Dimmi.»
«Perché non mi hai voluta baciare?»
Andrea aveva temuto questa domanda. Ora gli toccava rispondere, non poteva esimersi.
«Spero non ti offenderai, ma abbiamo detto che è solo sesso, giusto? E baciarci mi darebbe l’impressione che non sia solo quello. Preferisco così.»
Cristina sembrò riflettere mentre beveva il suo caffè.
«Per me va bene. Finché fai tutto il resto come oggi, posso farne a meno.»
Andrea sorrise imbarazzato.
«Guarda che sei andato proprio bene. Sei durato parecchio. Credimi in molti hanno problemi da quel punto di vista. Pure io, se sorvoliamo sul primo orgasmo, dopo vengono a raffica.»
Sentendo quelle parole Andrea non poté non pensare che la donna avesse avuto dei partner in passato capaci di dargli piacere “a raffica”, eppure gli aveva appena detto che era stato all’altezza. Si sentì lusingato.
***
Nei due giorni successivi al loro primo incontro, nessuno dei due contattò l’altro. Si erano salutati dicendo che quando uno dei due avesse avuto voglia, si sarebbe fatto sentire. Andrea in realtà avrebbe avuto voglia appena uscito dall’appartamento della donna, ma preferiva non farsi sentire troppo, non voleva dare l’impressione di essere troppo eccitato.
In quei due giorni aveva pensato tanto a ciò che era accaduto. Ogni volta che iniziava a pensare, però, aveva l’impressione di complicare le cose. Si poneva domande su quanto fosse giusta quella situazione, su che sviluppi avesse potuto avere, ma poi, finiva con non volere risposte. Andrea era solito, e ne era consapevole, complicare le cose pensando troppo, ma quella volta, promise a se stesso di compiere ogni sforzo perché ciò non accadesse. Si sforzava di semplificare il più possibile la situazione: una donna assolutamente piacevole era attratta sessualmente da lui. Il resto non contava.
In fondo, il resto cosa era? Tutte le ragazze che non se lo filavano di striscio? Tutte quelle che si sarebbe voluto fare e, invece, poteva solo guardarle?
Meglio pensare che ora c’era una donna che aspettava solo una chiamata per fare sesso.
Fu tentato di prendere il cellulare in mano ed inviare un messaggio a Cristina. Poi ci ripensò lasciando perdere. Quella mattina non aveva corsi all’università, aveva pensato di fare una passeggiata per la città, ma si era svegliato troppo presto.
Per ammazzare il tempo, accese il computer e si collegò a Facebook. Come al solito non c’erano messaggi per lui, solo una notifica. Chiara Borselli aveva modificato la sua foto del profilo. Tale fanciulla era una delle tante che non si accorgevano di lui. Gli aveva inviato diversi messaggi, aveva commentato le sue foto, ma niente era valso a scalfire la totale indifferenza di lei, a stento gli concedeva un “ciao” se lo incrociava per strada. Cliccò per vedere quale era la nuova foto del profilo di Chiara e ciò che vide gli fece subito avvertire un movimento fra le gambe.
Chiara, dotata di un fisico formoso, quarta abbondante di seno, fianchi conturbanti, sedere alla brasiliana, aveva messo come foto del profilo, una foto in cui la si vedeva di schiena, inginocchiata in riva al mare, con indosso un costume verde che nella parte inferiore e posteriore, era formato solo da un ridottissimo triangolo.
Andrea spense subito il computer. Se avesse continuato a guardare, gli sarebbe venuta voglia di masturbarsi, ed il pensiero di masturbarsi, sapendo che Cristina non aspettava altro che un suo messaggio per fare sesso, gli appariva ridicolo. Anche se era ancora presto, decise di uscire per la passeggiata che aveva programmato.
Un’oretta dopo aver ammirato le grazie di Chiara Borselli sullo schermo del computer, Andrea la vide di schiena, mentre guardava una vetrina. Guardandola di schiena non poté fare a meno di ripensare alla foto ed anche se sapeva che Chiara non lo considerava per niente, decise di avvicinarsi e chiederle se gli andava di prendere un caffè.
Quando fece per avvicinarsi questa si girò, lo vide avvicinarsi, Andrea accennò ad alzare una mano per salutarla, ma lei afferrò il braccio dell’amica sussurrandole qualcosa e senza rispondere al saluto si allontanò a passo svelto.
Andrea restò imbambolato, con il braccio sollevato. Abbassato questo, piombò in un mulinare di pensieri. Rimase impalato per una decina di minuti, lì dove si trovava, con alcuni passanti che dovettero evitarlo come un birillo, prima di decidersi a prendere in mano il cellulare ed inviare un messaggio a Cristina.
5
Quando Cristina ricevette il messaggio di Andrea, era appena uscita dalla doccia. Mentre si trovava sotto il getto caldo dell’acqua, pensava proprio a lui, mentre con una mano si accarezzava leggermente tra le gambe.
Pensava che era la prima volta che faceva sesso con una persona così più giovane, e pensava che era stato piacevole, molto. Sul momento, quando lui non aveva voluto baciarla, si era risentita, ma poi quando lui aveva spiegato le sue ragioni, il risentimento era passato del tutto. In fondo, Andrea aveva ragione, il loro rapporto era solo di sesso, e se il non baciarsi era un modo per lui di considerare quel rapporto limitato a questo, a lei andava bene. La cosa aveva una sua logica. Inoltre, Andrea aveva dimostrato di apprezzarla, senza alcun dubbio. Quando gli aveva confidato le sue ansie e le sue insicurezze, doveva ammetterlo, si era preoccupata. Sapeva che lui era giovane, ma aveva comunque venti anni e lei sperava che sapesse come fare certe cose, e per fortuna le faceva meglio di quanto lui stesso credesse. Non riusciva proprio a capire perché non avesse più successo con le donne della sua età.
‘Bah! Meglio per me!’
Indossò l’accappatoio, si asciugò le mani e prese il cellulare.
“Ci possiamo vedere? Ho voglia del tuo corpo.” Era questo il testo del messaggio.
“Sono a casa. Vieni pure, speravo ti facessi sentire.”
“Fra mezz’ora sono da te.”
Cristina andò a vestirsi, scegliendo i vestiti pensando a cosa gli sarebbe piaciuto farsi togliere da Andrea. Alla fine indossò una gonna di jeans al ginocchio, con spacco laterale, calze nere autoreggenti ed una maglia di cotone leggera, senza reggiseno, in modo da mettere in mostra i capezzoli. Ai piedi indossò un paio di stivali e attese l’arrivo di Andrea.
***
Cristina, quando aveva letto il messaggio di Andrea, aveva avuto l’impressione che qualcosa non andasse. Gli era sembrato troppo diretto. Quando aprendo la porta vide il volto di lui, ne ebbe conferma.
Andrea non gli concesse il tempo di chiedere. Appena entrato disse solo che non vedeva l’ora di arrivare da lei e la prese subito per i fianchi sollevandola.
La fece sedere sul tavolo della cucina, e le sfilò con fretta la maglia scoprendole il seno. Andrea vide i capezzoli già sporgenti per il contatto con il cotone, e iniziò a baciarli e mordicchiarli con foga.
«Andrea ma che hai?»
«Niente» rispose continuando a mordicchiare i capezzoli.
Mentre sfiorava con la faccia, il seno di Cristina, continuava a pensare al seno abbondante di Chiara, che mai avrebbe potuto baciare allo stesso modo. Non avrebbe mai scoperto come fosse la sua pelle, se avesse o meno capezzoli sporgenti. Questi pensieri non facevano altro che far aumentare la sua rabbia.
Cristina si rendeva conto di tutto, anche se ne ignorava le ragioni, ma capiva benissimo che la foga del suo amante non fosse solo desiderio, passione: era rabbia.
Andrea sfilò gli stivali a Cristina e con fretta le sbottonò la cerniera della gonna, gliela sfilò lanciandola alle sue spalle. Questa volta la donna indossava mutandine nere, ma il ragazzo sembrava non accorgersi di niente. Gliele sfilò senza pensarci e abbassò con veemenza la sua testa fra le gambe della donna.
Sarebbe bastato un briciolo di calma, ad Andrea, per accorgersi che la donna non era bagnata come la prima volta. Se avesse notato questo particolare tanto determinante, forse avrebbe capito che ciò che stava facendo questa volta con Cristina non era sesso, al massimo, stavolta, si sarebbe masturbato con rabbia fra le gambe di lei, ammesso che questa glielo concedesse.
«Andrea ma che hai? Si può sapere?» Cristina alzò un filo la voce sperando di riuscire a scuoterlo.
Lui aveva iniziato a baciarle il pube, ma senza la delicatezza e il desiderio della volta precedente. Stavolta ogni gesto era furioso, disinteressato, meccanico.
«Niente. Ho solo voglia» disse Andrea, sbottonandosi i pantaloni e tirando fuori il membro.
Oltre al corpo di Cristina, anche il suo gli stava inviando un segnale che ciò che stava facendo, non andava bene per niente. Infatti il suo membro non era ancora eretto, e Andrea iniziò a toccarsi per giungere ad un’erezione soddisfacente.
Cristina lo guardava sconcertata, non era arrabbiata con lui, capiva che qualcosa lo aveva ferito e non ce l’aveva con lui. Pensò che forse, se l’avesse lasciato fare, si sarebbe sfogato e dopo sarebbe stato possibile aiutarlo.
Dopo un po’, Andrea la afferrò per le gambe, la spinse in avanti e senza preservativo, entrò fra le gambe di Cristina. Questa volta non si sentì avvolto dal morbido abbraccio di lei, ma ebbe l’impressione di entrare a forza dove non era stato invitato.
Non ascoltò questa sensazione. Continuava a vedere il fisico abbondante e formoso di Chiara, invece di quello filiforme della donna.
Quando Cristina, sentì che Andrea entrava dentro di lei, avvertì una fitta fastidiosa. Il suo corpo rifiutava quel trattamento, non vi era la giusta partecipazione che rendeva i due corpi uno. Sentiva il membro entrare a forza tra le sue gambe e spingere, senza essere accolto. Ricevette un’altra fitta, stavolta dolorosa: decise che era troppo.
Si spinse indietro sul tavolo, facendo uscire Andrea dal suo corpo, gli piantò un piede in mezzo al petto e lo allontanò.
«Ma per chi diavolo mi hai preso?»
Questa volta il tono di voce non ammetteva di essere ignorata. Andrea rimase immobile a fissare la donna, che nuda scendeva dal tavolo.
«Qualsiasi cosa tu abbia, niente ti autorizza a venire qui a masturbarti come un animale fra le mie cosce. Sono stata chiara?»
Cristina non attese una risposta e andò verso la propria stanza, lasciando Andrea immobile, con lo sguardo perso e il pene floscio. Tornò dopo qualche minuto con indosso una vestaglia rosa e trovò il giovane seduto con i pantaloni abbottonati, intento a fissare il pavimento.
Si avvicinò e gli passò una mano tra i capelli.
«Ti sei calmato?»
«Perdonami Cristina. Mi dispiace davvero. Non so che mi è preso.»
La donna si sedette sulle gambe del ragazzo e lo abbracciò con tenerezza. Lui rispose dopo un attimo all’abbraccio, appoggiando la testa sul petto di lei. Restarono così per qualche minuto.
«Stavolta niente caffè. Mi sembri già abbastanza nervoso.»
«Sì. Direi che è meglio evitare.»
Entrambi si fecero una risata.
Lei fece per alzarsi, ma lui la trattenne.
«Possiamo restare ancora un po’ cosi?»
«Certo. Ti preferisco in versione tenera. Piuttosto che in versione maniaco.»
«Adesso mi vuoi raccontare che ti è preso? Guarda che prima mi ha fatto male.»
«Ti prego non dirmelo. Già mi dispiace troppo.»
Cristina vide gli occhi lucidi del ragazzo e lo abbracciò più forte.
«Tranquillo è tutto passato. Non ti preoccupare. Mi sembra che tu non abbia voglia di spiegarmi che ti è preso, giusto?»
«Esatto. Non mi va. E poi non è importante. La solita stronza che non mi caga. Ma lasciamo perdere.»
«Non voglio forzarti.»
«Ci ho già pensato troppo e avrei fatto meglio a non farlo. Meglio lasciar perdere.»
Restarono così, lei seduta sulle gambe di lui, abbracciati, ancora a lungo. Alternando parole a lunghi silenzi. Si staccarono solo quando lei disse che era tardi e doveva prepararsi per andare a lavoro.
«Allora io vado. Ci vediamo in questi giorni?»
«Come minimo. Dovrai farti perdonare. Sai già come?»
«Credo di sì.»
Cristina si avvicinò al viso di Andrea, questi pensò che volesse baciarlo sulle labbra e che non avrebbe avuto il coraggio di respingerla dopo quello che era accaduto. Ma la donna indirizzo le proprie labbra sulla guancia di Andrea.
«Questo non è baciarsi giusto?»
«No, no. Va bene.»
Andrea ricambiò il gesto baciando la guancia della donna. Si abbracciarono ancora e solo dopo Andrea andò via.
6
Andrea aveva deciso di mettere più giorni possibili tra ciò che era accaduto quella mattina e l’incontro successivo con Cristina. Durante questi giorni, continuò a pensare a Chiara, ma la rabbia e la delusione, lasciarono il posto, poco alla volta, all’indifferenza.
Nel tentativo di tenere lontani determinati pensieri, si era buttato di buona lena nello studio. Quando non aveva corsi, riprese a frequentare la biblioteca con regolarità, a volte trattenendosi fino all’orario di chiusura.
Fu proprio durante una delle mattine passate in biblioteca, mentre era alle prese con lo studio della finanza aziendale che, alzando gli occhi dal libro, se la ritrovò di fronte. Non venne fulminato da ciò che vide, anzi, si rese conto di chi avesse seduta di fronte solo dopo un po’, iniziando finalmente a notarla e vederla per davvero.
La studentessa aveva i capelli corti ribelli, che non sembravano voler seguire la riga di lato con cui, forse, aveva tentato di pettinarli quella mattina. Il viso era regolare, simmetrico, gli occhi di un castano profondo, il naso piccolo con una piccola cicatrice sulla punta, le labbra non troppo carnose, con il labbro superiore che disegnava una piccola v al suo centro.
Aveva impiegato un po’ per accorgersi di lei, ma quando l’aveva ormai notata, restò a fissarla fino a quando lei non alzò lo sguardo dai fogli su cui stava scrivendo. Quando la studentessa alzò lo sguardo, si ritrovò gli occhi di Andrea che la fissavano con intensità. Ricambiò lo sguardo per un po’ prima di sorridere e abbassare lo sguardo. Imitata, nel sorridere e nell’abbassare lo sguardo, da Andrea che solo allora si era reso conto di stare fissandola con troppa insistenza.
I due continuarono a studiare incrociando gli sguardi diverse volte, nel corso della mattinata. Quando capitava, a volte abbassavano lo sguardo, a volte sorridevano.
Verso le tredici, Andrea raccolse i propri libri per andar via, non prima di aver lanciato l’ennesimo sguardo, con annesso sorriso alla studentessa. Questa ricambiò con un sorriso luminoso.
Mentre prendeva il proprio zaino dall’armadietto e vi riponeva i libri. Ricevette un messaggio di Cristina, quando lesse il nome di lei, fu sorpreso nel rendersi conto di sperare non gli chiedesse di vedersi. Dopo l’ultimo incontro, non se la sarebbe sentita di rifiutare, ma quel giorno non avvertiva alcuna voglia di incontrare la sua amante quarantenne.
“Ehi che fine hai fatto? Tutto bene?”
Per il momento era salvo.
“Scusa se non mi sono fatto sentire, ma ho preferito stare un po’ per conto mio in questi giorni. Comunque tutto bene, tu che mi racconti?”
“Tutto bene. Non startene per conto tuo troppo a lungo però.”
“No no, tranquilla. A presto.”
“A presto.”
Era salvo, non era stato costretto a dover rifiutare di vederla.
Quando rialzò la sguardo dal cellulare, vide la fanciulla che era stata seduta di fronte a lui, che riponeva le sue cose in uno zaino. I loro sguardi si incrociarono e si sorrisero.
«Per oggi abbiamo dato abbastanza, no?» Fu lei a rivolgergli la parola.
«Sì infatti. Anche troppo per come ero abituato ultimamente.»
«Purtroppo si deve.»
«Già!»
«Io comunque sono Paola.»
«Andrea. Piacere.»
La stretta di mano durò un attimo più del dovuto. Ritirati i rispettivi documenti all’entrata, percorsero un tratto di strada insieme prima di salutarsi.
L’indomani si rividero, di nuovo seduti l’uno di fronte all’altro. Questa volta non si limitarono a sguardi sfuggenti e sorrisi timidi. Passarono più tempo a chiacchierare che a studiare. Quando verso le tredici andarono via, entrambi si lamentarono della cattiva influenza dell’altro.
Arrivati al punto di salutarsi, questa volta Andrea non la lasciò andar via come il giorno precedente, gli chiese il numero di cellulare che la ragazza non esitò a dargli.
«Allora ci vediamo domani in biblioteca.»
«A domani!»
Una volta arrivato a casa Andrea ricevette un messaggio. Prese il cellulare sperando fosse Paola, ed il desiderio fu esaudito.
“Domani mattina ci vediamo dove ci siamo salutati? Così facciamo quel poco di strada insieme.”
“Va bene. A che ora?”
“8:30 per te va bene?”
“Certo. A domani allora, e cerca di lasciarmi studiare però!”
“Questo dovrei dirlo io a te, per la verità, ma stavolta sorvolo! A domani”
Un paio di minuti dopo l’ultimo messaggio di Paola il cellulare suonò di nuovo, Andrea era convinto fosse di nuovo lei, invece, con un pizzico di delusione vide che era Cristina.
“Alle sei puoi venire da me? O vuoi startene ancora per conto tuo?”
Prima di rispondere passarono dieci minuti abbondanti. Andrea avrebbe voluto trovare una scusa per rifiutare l’incontro, ma non sapeva proprio cosa inventarsi. Gli dispiaceva troppo dare un rifiuto a Cristina.
“Va bene. Alla sei sono da te.”
7
Andrea si presentò alla porta di Cristina con un quarto d’ora di ritardo. Senza la rabbia della volta precedente, ma anche senza l’ansia e la voglia del primo incontro.
«Da quanto tempo» lo accolse Cristina.
«Sì. Infatti.»
«Si può recuperare. Basta che non sia incazzato.»
«No. Tranquilla, tutto a posto.»
«Lo so. Te lo si legge in faccia.»
Cristina, che indossava pantaloni di cotone neri e una camicetta rosa appena trasparente, prese per mano il giovane e lo condusse in camera da letto, accompagnandolo dinanzi ad uno specchio formato persona.
«Ti piacciono gli specchi?»
Non attese risposta iniziando a sbottonare la camicia di Andrea. Baciò i suoi capezzoli, scese lungo la linea degli addominali per fermarsi all’altezza del membro e baciarlo attraverso i jeans.
Andrea si tolse le scarpe, mentre Cristina gli sbottonava i jeans e glieli sfilava. Baciò il pene dell’uomo attraverso gli slip, prima di abbassare anche questi. Andrea si guardò nello specchio, era del tutto nudo, con il pene floscio tra le gambe.
«Spero abbia sentito la mia mancanza» Dicendo questo Cristina si inginocchiò dinanzi ad Andrea per accogliere il membro completamente in bocca.
Quando avvertì che l’erezione iniziava, continuò a massaggiare con le mani, mentre con la bocca baciava e succhiava i testicoli.
Si alzò, si mise alle spalle di Andrea, allungò una mano afferrando il pene di questo, non ancora del tutto eretto e iniziò a masturbarlo.
Fu Andrea ad interromperla, girandosi e iniziando a spogliarla. Le tolse con delicatezza la camicetta rosa, scoprendo il piccolo seno avvolto in un reggiseno del medesimo colore. Glielo tolse e le mordicchiò i capezzoli.
Cristina si sbottonò i pantaloni e li tolse.
«Scusa ma non resistevo proprio.»
Anche le mutandine, che Andrea le abbassò erano rosa, trasparenti quel tanto che bastava per lasciar intravedere il triangolo di peli della donna. Questa volta fu Andrea ad inginocchiarsi, baciando prima l’interno coscia della donna e poi il pube, già umido di voglia.
La donna gli porse un preservativo che Andrea indossò, mentre lei si piegava e appoggiava le mani allo specchio, offrendosi ad Andrea che si trovava alle sue spalle. Il ragazzo esitò un attimo e poi avvicinò il glande al sesso della dona, spinse con delicatezza, lentamente e poi più veloce.
La donna iniziò a gemere sommessamente, mentre Andrea iniziava a provare la medesima sensazione che aveva provato quando, giorni prima, aveva letto il messaggio che aveva dato inizio a quella situazione. Aveva l’impressione che qualcosa, un dettaglio che non riusciva a cogliere, rendesse quel momento, in teoria piacevole, imperfetto.
Si sforzò di scacciare quella sensazione. Afferrò Cristina per i fianchi e continuò a spingersi dentro di lei, dove veniva accolto dalla voglia umida della donna, mentre la sua voglia, sembrava invece scemare.
«Fermati Andrea.»
Andrea non esitò, tirò subito fuori il membro non del tutto eretto, guardando la donna con dispiacere.
«Ma che hai? Non sei troppo giovane per certe defaillance?»
Il ragazzo non sapeva cosa rispondere. Fu Cristina a rompere l’imbarazzo spingendolo sul letto.
«Vedrai che è solo un momento. Ci penso io» disse sfilandogli il preservativo e iniziando a leccare e succhiare con foga. Ma dopo dieci minuti, l’erezione di Andrea sembrava non voler resistere più di tanto, non appena la donna si interrompeva il membro tornava floscio.
Lo sguardo della donna si riempì di delusione.
«Il problema non è l’età. Il problema è che non mi vuoi.»
«No Cristina, ti giuro, ho anche io voglia» iniziò a dire.
«Non lo so che mi succede. Dai continuiamo.»
«Andrea, è inutile. Non mi vuoi, non mi desideri. Il tuo corpo lo capisce, lo sa, e si comporta di conseguenza, anche se tu non vuoi ammetterlo.»
«No Cristina, davvero, non è così…»
«Lascia stare Andrea» disse la donna infilandosi le mutandine e prendendo una leggera vestaglia dall’armadio. «Fidati di chi ha più anni di te.»
Questa volta l’uomo non rispose. La donna uscì dalla camera. Dopo qualche minuto, anche lui rivestito la raggiunse in cucina.
«Cristina non so che dire, davvero. Mi dispiace.»
«Tranquillo Andrea è tutto a posto» la donna mentre parlava, guardava Andrea solo per un attimo prima di portare lo sguardo altrove.
«Poteva capitare, l’ho sempre saputo. La differenza di età non è uno scherzo. Ma spero che per te sia stato piacevole quanto lo è stato per me.»
«Certo che lo è stato. Davvero tanto credimi.»
«Ti credo.»
***
Quando Andrea uscì dal portone del condominio dove abitava Cristina, tirò un sospiro di sollievo. Non riusciva ancora a capire perché, ma non si sentiva dispiaciuto per la fine di quella… non sapeva neanche come chiamarla.
Storia? No, assolutamente no. Situazione? Poteva andare.
Decise di fare una bella passeggiata prima di tornare a casa. Non era riuscito a fare sesso, lui che poteva contare sulle dita delle mani le sue esperienze, non ne aveva avuto voglia. Non riusciva proprio a spiegarsi cosa fosse successo.
Entrò in una libreria e mentre guardava i titoli sugli scaffali del settore fantascienza. Sentì pronunciare il suo nome, ed in quell’istante, alla sua mente fu chiaro ciò che già lo era per il suo corpo.
«Anche tu qui?» Era Paola.
Quando Andrea si girò, la vide sorridere e sorrise a sua volta.

FINE

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